L'infettivologo Stefano Vella, docente di Salute Globale all'Università Cattolica di Roma, durante la trasmissione Agorà su Raitre, ha bocciato i virologi e medici che parlano di un coronavirus più debole e innocuo: «Mi fanno arrabbiare tantissimo» i colleghi che dicono che il virus si è indebolito, «perché non hanno prove scientifiche ed è un messaggio molto pericoloso, che lascia la gente libera di assembrarsi», le parole di Vella.
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Si sente parlare di una «situazione stabile», ha sottolineato, ma «questo termine non mi piace. In una situazione epidemica, la stabilità è un brutto segno. Il virus non ha smesso di circolare, è falso che sia meno infettivo, così come non ha smesso di esser pericoloso. Non ci sono prove scientifiche che mostrino che si è indebolito, sta sempre con noi». «Spero - ha aggiunto - la sanità regionale colga i primi segnali di fumo e riesca a isolarli, inutile distinguer tra chi lo porta il virus: i due focolai peggiori sono partiti da due imprenditori». Bisogna avere su tutti i fronti «occhi apertissimi», anche perché, ha concluso, come si è visto «è una epidemia globale non si può ragionare local».
SUL TSO PER I POSITIVI Quanto alla proposta di Trattamento Sanitario obbligatorio per chi è positivo al coronavirus, avanzata dal governatore del Veneto Luca Zaia, per Vella «si può fare, perché è previsto da leggi sanitarie per motivi di salute pubblica.
L'infettivologo Vella: «Virus più debole? Chi lo dice mi fa arrabbiare. Tso ai positivi può servire»
Lunedì 6 Luglio 2020Non credo sia una misura facilissima, ma certo la minaccia potrebbe fare bene, perché il Paese non può richiudere». «Il virus non è andato via» e «se tutto peggiorasse in modo drammatico», ha aggiunto l'ex presidente dell'Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa), «poi dovremo richiudere», come «stanno richiudendo altri paesi europei, come vediamo in Germania, Portogallo, Israele, o anche in America, a Miami».