Transnistria: mappa, storia, confini, guerre dell'enclave separatista della Moldavia che chiederà di essere annessa alla Russia

Venerdì 23 Febbraio 2024, 14:21 - Ultimo aggiornamento: 24 Febbraio, 00:00

La tregua

La tregua raggiunta nel luglio del 1992 stabilì de facto non solo la separazione dei due Paesi, ma anche la permanenza di 1.500 soldati russi nella base militare del villaggio di Cobasna. Qui sono immagazzinate armi che potrebbero rivelarsi fondamentali in un eventuale attacco verso la Moldavia. O verso l'Ucraina. Nonostante la vicinanza con Mosca, la repubblica separatista non confina direttamente con il territorio sotto il controllo del Cremlino e le sue relazioni con la Moldavia hanno trovato un punto di equilibrio, soprattutto a seguito di tre avvenimenti. Primo, la sconfitta alle elezioni del 2011 del candidato filo-russo Anatoly Kaminsky che, in accordo con il Cremlino, sosteneva un percorso di indipendenza sia dalla Russia sia dalla Moldavia. Poi, dopo l'annessione russa della Crimea nel 2014, la richiesta di Tiraspol di essere integrata nella Federazione Russa, rifiutata da quest'ultima.

Infine, l'elezione alla presidenza di Vadim Krasnoselsky, votato per la prima volta nel 2016 e riconfermato nel 2021. Questi fatti hanno in parte avvicinato la Transnistria alla Moldavia e all'Ue. I cittadini hanno quasi tutta la doppia (o tripla) cittadinanza, essendo la popolazione divisa quasi equamente tra ucraini, moldavi e russi, e possono attraversare il confine con la Moldavia. Anche dal punto di vista economico la relazione rimane forte: circa il 70% dell'export di Tiraspol si dirige verso l'Ue grazie agli accordi tra Bruxelles e Chisinau (Dcfta). Questo non significa che Mosca abbia perso tutta la sua influenza sull'area: dalla Russia arriva la maggior parte delle rimesse e il Paese ha un ruolo centrale nella fornitura di energia elettrica e di gas.

Ma Mosca non ha mai riconosciuto l'indipendenza della Transnistria: la strategia del Cremlino prevedeva il reintegro della regione nella Moldavia, uno status speciale per la repubblica separatista e il mantenimento della presenza militare russa nel Paese. Una soluzione ovviamente rifiutata da Chisinau. Dopo l'allarme sul possibile attacco di Mosca alla Moldavia, lanciato dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky e confermato dalla presidente europeista moldava Maia Sandu, i recenti avvenimenti aumentano il rischio di uno scontro.

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