Nello spazio di soli quattro giorni, dall’elezione nella Cappella Sistina al suo primo Regina Caeli recitato in pubblico, Papa Leone ha cesellato il suo impegno geopolitico a lunga gittata. La sua Chiesa si dovrà impegnare maggiormente per la costruzione di una pace «disarmata e disarmante», quindi rivolta alla promozione dell’etica della non violenza. Ieri a mezzogiorno ha rivolto un vibrante appello ai grandi della terra: «Mai più la guerra». Parlava al microfono con voce pacata ma il tono era fermo e deciso. Dentro questo pacchetto c’è di tutto, dagli oltre cinquanta conflitti nascosti o semi nascosti e di cui non si parla quasi mai, a quelli macroscopici che potrebbero sfuggire di mano con conseguenze terribili, come in Ucraina e Gaza. Questo scenario il suo predecessore lo chiamava «la terza guerra mondiale a pezzi». Una visione che Papa Prevost condivide in tutto e per tutto, consapevole di quanto sia difficile operare in questa stagione storica indubbiamente confusa e piena di incognite.