L'emergenza migranti
Il secondo riverbero della crisi internazionale (anche della guerra in Ucraina) si è visto sul fronte dell'immigrazione. Insieme all'inflazione e il caro-energia, il vero grande cruccio del primo anno di governo. Meloni ha dedicato buona parte dell'agenda a far fronte alla "sfida epocale" dei flussi dall'Africa e il Mediterraneo. Seguendo due direttive. Da un lato la stretta normativa. Dal decreto Cutro, il giro di vite contro i trafficanti di esseri umani annunciato a marzo all'indomani della tragedia sulle coste calabresi, ai tanti interventi succedutisi negli ultimi mesi, per ultimo con il nuovo piano per aumentare i Centri di permanenza e rimpatrio (Cpr) e velocizzare rimpatri ed espulsioni.
Dall'altro lato la diplomazia. A Bruxelles, ai tavoli europei dove Meloni, nei tanti Consigli europei cui ha preso parte, ha cercato ed anche riuscita a portare il dossier migratorio. Con alterni successi, dalla revisione del Patto di migrazione e di asilo ancora in corso alla lunga e faticosa trattativa con la Tunisia di Kais Saied, il Paese nordafricano sull'orlo della bancarotta in attesa di un corposo sostegno finanziario dalla Commissione Ue. Ma la strada diplomatica è la stessa che il governo intende percorrere lontano dai palazzi europei. All'insegna del "Piano Mattei", la roadmap di cooperazione economica ed energetica con i Paesi africani da cui partono e transitano i flussi migratori illegali, su "un piano paritario". Sarà inaugurato tra ottobre e novembre, con una conferenza intergovernativa a Roma. Il tempo dirà.