Trapianto di midollo dalla Russia alla Calabria: 55enne italiano salvato dalla leucemia da un uomo di Mosca

Un ponte aereo con la Turchia per evitare gli embarghi. Era l’unico donatore al mondo

Domenica 9 Ottobre 2022 di Nicola Pinna
Trapianto di midollo dalla Russia alla Calabria: 55enne italiano salvato dalla leucemia da un uomo di Mosca

Se questa storia l’avessimo raccontata prima del 24 febbraio non avremmo certo lesinato enfasi. Nel titolo avremmo usato come minimo la parola miracolo e tra le righe avremmo aggiunto molti superlativi assoluti. Ma la grandezza di questo che è davvero un miracolo ora si moltiplica ancora. Perché c’è una guerra in corso e perché uno dei protagonisti di un incontro salvavita vive, lavora e ha famiglia nel cuore della Russia che bombarda e che si ritrova stretta nell’isolamento internazionale.

GLI OSTACOLI
Gli ostacoli non mancavano dall’inizio ma le eccezioni stavolta hanno ribaltato il corso degli eventi. Embarghi e steppe sconfinate, divieti e paure non sono bastati a fermare un esercito di bontà che ha fatto in modo di restituire il sogno della vita a un uomo di Cosenza. I nomi non si possono aggiungere alla cronaca ed è giusto così: perché lo impone la legge sui trapianti e perché durante un conflitto così aspro anche la generosità può diventare un capo d’accusa. Il cinquantacinquenne calabrese che ha ritrovato finalmente sorriso e speranza, fino ai giorni scorsi era davvero vicino alla prospettiva di iniziare il suo ultimo countdown. La leucemia lo aveva portato in un temibile vicolo cieco: malattia in forma gravissima, praticamente incurabile, se non con un complicato o inverosimile trapianto di midollo.

L’operazione di per sé non è mai semplice e in questo caso persino molto meno.

Ma a volte capita che un angelo compaia in mezzo all’inferno dei lanciarazzi. Eccolo lì, in un paese che si trova a 5 ore di volo da Mosca, non lontano da quelle periferie in cui Putin ha reclutato tutti gli uomini da spedire al fronte. È l’unico al mondo che risulta perfettamente compatibile con il paziente calabrese già quasi arrivato alla fine dei suoi giorni. Salta fuori chissà come, nel database dei registri internazionali, grazie all’intervento miracoloso del “Registro italiano donatori di midollo osseo” e di un’associazione di volontari toscani, il Nucleo di Protezione civile logistica dei trapianti. Il fondatore Massimo Pieraccini ha seguito tutto in prima persona: «Avevamo poco tempo a disposizione e ogni ora che passava avrebbe potuto mettere a repentaglio la vita del paziente. Trovare una soluzione rapida e sicura era urgentissimo». «I colleghi russi ci hanno dato una grande mano, c’è stata un’incredibile collaborazione - racconta Massimo Martino, coordinatore del programma regionale dei trapianti di Reggio Calabria - Noi ovviamente non ci siamo occupati delle questioni tecniche e diplomatiche ma se tutto è andato a buon fine significa che tante istituzioni hanno dato il loro contributo per questa giusta causa». I contatti non sono facili, ma qui la tenacia non ha fatto difetto.

Il collegamento tra il Centro trapianti dell’ospedale di Reggio Calabria e la Russia profonda funziona, diventa quotidiano. Le analisi si possono fare anche a distanza, ma le donazioni proprio no. E con il midollo osseo da trasportare dall’altra parte del mondo non è possibile incaricare un corriere espresso. In un momento qualsiasi sarebbe stato facile: in poche ore, con due o tre biglietti aerei, il donatore sarebbe arrivato in Italia e tutto il resto sarebbe andato come da routine medica. Ora invece è tutto vietato, anche tentare di restituire la speranza a un malato innocente. Ci sono sanzioni internazionali e cieli sbarrati al traffico aereo: gli embarghi non sono aggirabili neppure per ragioni sanitarie. La zona franca delle sanzioni resta quella Turchia che da mesi si offre per mediare tra Putin e Zelensky e che stavolta apre la porta a una delle più belle operazioni umanitarie che si siano compiute da quando è iniziato il conflitto. Parlare di ponte aereo sembra sempre cosa facile ma organizzarlo in tempi di guerra non è né semplice né privo di rischi. E non solo perché da quelle parti le bombe cascano sul terreno come le castagne in un bosco d’autunno.

VINCE L’OTTIMISMO
Ma vince l’ottimismo: la triangolazione aerea va a buon fine. «Abbiamo anche temuto di non farcela - confessa l’ematologo calabrese - Ogni difficoltà faceva molta più paura, perché per il paziente non c’erano davvero altre possibilità di salvezza. Il quadro clinico era molto grave». Il gemello genetico del 55enne di Cosenza e un team super specializzato si incontrano all’aeroporto internazionale di Istanbul. Ultime analisi e prelievo eseguito. Ora c’è da compiere l’ultimo miglio, che di solito è quello più delicato. Il trasportatore speciale è il volontario piemontese Massimo Giraudo, che torna in Italia con il trofeo più importante di sempre. «Il trapianto è andato bene e ora aspettiamo di vedere il risultato finale - dice scaramantico il coordinatore del team dei trapianti - Una soddisfazione comunque sentiamo di averla già ottenuta, nel nostro piccolo abbiamo siglato una piccola pace sanitaria nel bel mezzo di questa guerra terribile».


 

Ultimo aggiornamento: 10 Ottobre, 10:09 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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