Visite psichiatriche usate dal narcoboss albanese come scusa per incontrare i suoi "scagnozzi" in ospedale, con la complicità del responsabile del reparto. La Dda di Roma ha chiuso le indagini preliminari e si appresta a chiedere il rinvio a giudizio del dottore Andrea Pacileo, dirigente di psichiatria dell'azienda ospedaliera San Giovanni Addolorata di Roma, e di Elvis Demce, a capo di un'associazione criminale dedita al traffico di sostanze stupefacenti aggravata dal metodo mafioso. Sono accusati di corruzione, false attestazioni in atti destinati all'autorità giudiziaria e, rispettivamente, di procurata evasione ed evasione.
LE IMPUTAZIONI
Secondo i pm Mario Palazzi e Francesco Cascini (titolari dell'inchiesta), il medico 66enne, «con stabile asservimento delle sue funzioni all'interesse personale e illegittimo di Elvis Demce», riceveva da quest'ultimo somme di denaro; «tra cui, nella misura di 200-300 euro, plurime dazioni in occasione di ogni appuntamento».
Gli appostamenti dei carabinieri del nucleo investigativo di via In Selci e le chat "Sky Ecc" scambiate con i telefoni crittografati dagli indagati, hanno però dimostrato che durante tali appuntamenti Demce incontrava, sia all'interno che all'esterno dell'ospedale San Giovanni, «complici con i quali discutere e organizzare la prosecuzione delle attività delittuose». Per questo lo psichiatra è accusato anche di aver agevolato l'evasione dai domiciliari del 37enne albanese (vicino all'ultras degli Irriducibili della Lazio Fabrizio Piscitelli, detto Diabolik), in occasione di ben sedici visite specialistiche fissate nell'arco temporale che va dal 3 giugno al 23 dicembre 2020 nel reparto da lui diretto.
LA CONDANNA PRECEDENTE
Demce è stato condannato lo scorso dicembre a 18 anni di reclusione con il rito abbreviato nell'ambito del processo scaturito dalla guerra tra due bande rivali di narcotrafficanti italo-albanesi che si contendevano la piazza di spaccio di Velletri con vendette sanguinarie. Il suo connazionale e nemico giurato, Ermal Arapaj, è stato condannato a 16 anni. «Io sono Dio», diceva Demce intercettato, mentre meditava vendetta contro uno dei magistrati che indagavano su di lui: «Vado a sparare a Cascini fori a piazzale Clodio». La richiesta presentata dai suoi legali al giudice di riconoscere uno sconto di pena per la sua semi-infermità mentale, è rimasta inascoltata. D'altronde i pm avevano presentato in udienza gli atti di indagine che attestano come il boss albanese avrebbe corrotto Pacileo.
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