Teresina Venturini, 88 anni, non si lamentava mai.
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Il corpo a Tor Vergata
Il suo corpo si trova ora al policlinico di Tor Vergata in attesa che la Procura di Velletri disponga l’autopsia. Suo figlio Mario, che non le ha ancora potuto dire addio o porgere un’ultima carezza, va alla ricerca di un perché: «Una tragedia simile deve avere una spiegazione». Ma ad oggi non c’è. Madre e figlio si erano sentiti al telefono solo la sera prima: «Saranno state le 18 più o meno - ricorda Mario - mia madre aveva appena finito di cenare, mi ha detto di aver mangiato una minestrina per scaldarsi e una mela cotta».
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Il disagio
Aveva freddo? «Ultimamente mi diceva che sì - prosegue il figlio - aveva un po’ di freddo perché i riscaldamenti li accendevano nel pomeriggio e la mattina erano spenti». L’uomo nei giorni scorsi le aveva chiesto se avesse bisogno di una stufetta che le avrebbe anche portato e lasciato fuori dal cancello «Non l’ha voluta, mi diceva che comunque non uscendo, restando in casa con le finestre chiuse si poteva sopportare». Eppure in quella villa i vigili del fuoco, entrati dopo che la proprietaria Sabrina Monti ha dato l’allarme sabato mattina, hanno trovato ingenti quantità di monossido di carbonio. Nell’abitazione trasformata in casa di accoglienza per gli anziani nel 2017 le tracce del gas erano di circa 600 ppm, ovvero 600 parti per milione. Una quantità elevata tenuto conto del fatto che prima dell’arrivo dei vigili del fuoco e dei carabinieri sono giunti sul posto la proprietaria con il marito e i soccorsi che hanno aperto e spalancato porte e finestre, disperdendo dunque la presenza del gas. «Ma quel monossido come può esser stato rilasciato da un impianto di riscaldamento che non veniva acceso 24 ore su 24?» domanda il figlio della vittima. Può essere stata soltanto la caldaia eventualmente difettosa o danneggiata a scatenare l’intossicazione sfociata nella strage? Il legale della proprietà ha puntualizzato che l’impianto era stato revisionato solo 10 giorni fa.
E allora? «Non so se qualche operatore avesse portato qualcosa per aumentare la temperatura», aggiunge il figlio che non riesce a spiegarsi quella che a tutti gli effetti, e in assenza di prove per la mancanza ancora di verifiche puntuali, sembra un’evidente discordanza. Sul posto vigili del fuoco e carabinieri non hanno rinvenuto altre stufe o bomboloni o funghi che possano aver “sostenuto” la capacità dell’impianto. Eppure l’aria era nociva. Gli inquirenti non escludono nessuna ipotesi anche perché Teresina non era l’unica a sentire freddo. Un altro ospite, scampato miracolosamente alla strage e ricoverato ora in ospedale, si era lamentato con il fratello al telefono: «Mio zio - ricorda il nipote Alessandro - aveva parlato con mio padre proprio di questo, del freddo che sentiva in casa». Una casa in cui l’aria è divenuta tossica uccidendo cinque persone e intossicandone altre sette. Sempre che non ci siano altre concause che solo le autopsie, gli esami tossicologici sui feriti potranno escludere.
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