A Roma il ciclo del narcotraffico si apre e si chiude. Secondo il procuratore capo Michele Prestipino, nella Capitale «funzionano contemporaneamente», centinaia di piazze di spaccio, operative h24. Un’industria criminale che non si ferma mai. È su questo business che si intessono gli affari di mala che, a volte, finiscono per regolarsi a suon di piombo. Broker di lungo corso si offrono come mediatori per fare arrivare all’ombra del Cupolone carichi di droga dalla Spagna e dal Centramerica.
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In fondo il meccanismo è sempre lo stesso dagli anni ‘70 in poi. Con un salto di qualità avvenuto negli anni ‘90 quando i narcos romani scovano in porti e aeroporti (ma a volte sfruttano semplici approdi sulle spiagge laziali) i canali attraverso cui fare arrivare coca e hashish in quantità industriali. Su questa economia parallela e «multilivello» accende l’ennesimo faro il Viminale. E se i magistrati, ieri, nel corso della riunione del comitato provinciale per la sicurezza e l’ordine pubblico che si è tenuto alla presenza della ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, ricordano che per dare risposte alla cittadinanza «servono maggiori risorse e tempi processuali più veloci», il Dipartimento della sicurezza mette in campo un piano di azione contro le aree maggiormente aggredite dal fenomeno. I mod, moduli operativi dedicati sperimentati negli ultimi mesi dal questore Carmine Esposito, saranno calibrati per andare a dare un segnale forte di presenza e controllo là dove pusher e organizzazioni criminali si sono impossessate di fette di territorio. Si comincerà lunedì e dalla zona Sud Est, la più “inquinata”. «Ogni giorno 250 uomini saranno in campo», giura Lamorgese.
LE ZONE
Nell’attesa che entro il 2020 vengano assegnate ulteriori 550 unità alle forze dell’ordine capitoline, i servizi saranno coordinati tra Questura, Arma dei carabinieri e Polizia Locale.