Tamponi sì, ma solo se lo chiede il pediatra.
Covid, Crisanti contro Zaia: «I tamponi "fai da te"? Una buffonata, è un venditore di fumo»
Negli ultimi giorni a tutti i presidi del Lazio è stata spedita una direttiva con cui l’Ufficio scolastico, che fa capo al Ministero dell’Istruzione, chiede di attenersi strettamente alle procedure fissate dalla Pisana il 14 settembre, alla ripresa delle lezioni. «Non c’è alcun automatismo tra assenza e tampone», spiega Rocco Pinneri, il direttore dell’Usr. «Le linee guida sono chiare: il tampone è obbligatorio nel caso di contatti con soggetti positivi. Negli altri casi la scelta è rimandata alle Asl, al pediatra o al medico di famiglia». La circolare lo spiega chiaramente: «In caso di rientro a scuola per motivi di salute non sospettati per Covid-19, nei limiti di giorni previsti», tra 3 e 5, «la scuola può richiedere al genitore una auto-dichiarazione attestante che il figlio è stato valutato clinicamente dal pediatra di libera scelta/medico di medicina generale e che sono state previste le indicazioni ricevute». L’obbligo di tampone, appunto, non c’è. A meno che non sia il pediatra a ritenerlo necessario. Le Asl sperano, con questa mossa, di alleggerire i drive-in dal carico di richieste ingiustificate: «Ci permetterebbe di concentrarci maggiormente sui casi davvero a rischio contagio», sottolinea Simona Ursino, dirigente dell’Asl Roma 4.
LE CHIUSURE
Un’altra raccomandazione spedita ai presidi, fa sapere l’assessore alla Sanità, Alessio D’Amato, riguarda il controllo degli accessi. Controllo da rafforzare. «Bisogna evitare gli assembramenti all’entrata e all’uscita», dice D’Amato. Sulle chiusure in caso di contagi, l’assessore spiega che i nuovi criteri della Pisana tengono conto «del numero di alunni, delle classi e dei plessi di ciascun istituto. Non c’è un tetto oltre il quale scatta la chiusura, il punto di fondo è l’indagine epidemiologica e l’incidenza rispetto all’entità della scuola». Fino a oggi nel Lazio oltre 300 istituti hanno avuto almeno un positivo, anche se quasi sempre le indagini epidemiologiche hanno accertato che il contagio è partito lontano dai banchi. In famiglia. Oppure si è propagato attraverso le feste dove nessuno si cruccia più di tanto di rispettare regole e distanze. «Bisogna evitare le feste e ridurre la partecipazione alle cerimonie - riprende D’Amato - o si piega la curva dei contagi, oppure si torna indietro». A misure più drastiche. Anche se il Lazio, rispetto ad altre regioni, «sta tenendo, ma non dobbiamo abbassare la guardia», rimarca l’assessore.
Ieri si sono registrati altri 384 casi (due giorni fa erano 387), a fronte di 14mila tamponi. La rete degli ospedali, secondo l’Unità di crisi della Pisana, «pur sotto pressione, al momento sta rispondendo alle esigenze. L’Istituto Spallanzani è al 60% della capacità». Per sgravare i reparti, sono stati riservati 500 posti letto in hotel «per i casi clinicamente guariti e per chi non ha modo di svolgere la quarantena». Nel frattempo si moltiplicano i drive-in, per provare a ridurre code e attese record. Lunedì apriranno quello del Cristo Re e quello dell’Idi. Sempre lunedì saranno attivate le piazzole per i tamponi a Ladispoli, Monterotondo Scalo e Labico; da martedì aprirà il drive-in di Albano, destinato proprio alle scuole.