Roma, ultrà della Lazio ai domiciliari si suicida, ma è giallo: era il fratello di un boxeur vicino alla Magliana

Venerdì 27 Dicembre 2019 di Marco De Risi
Roma, boss del Tufello ai domiciliari si spara, ma è giallo

Un suicidio particolare. Avvenuto alla vigilia di Natale. Lui era un pregiudicato noto alle cronache e legato alla malavita più spietata di Montesacro, quella del Tufello, ma anche di San Basilio: Cristian Raschi, 51 anni, fratello dell'ex pugile Osvaldo, sebbene agli arresti domiciliari, è riuscito a recuperare una potente calibro 38 con la quale si è sparato alla testa. In un'altra stanza c'era la madre che ha subito chiamato i soccorsi.
Quando è arrivato il personale di un'ambulanza ha trasportato il ferito, agonizzante, all'Umberto I. Poco dopo i medici hanno constatato la morte cerebrale.

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È la polizia di Fidene a indagare sulla fine di Cristian Raschi che, così come dicono le inchieste, ha sempre navigato nelle acque perigliose dello spaccio di droga e di altri reati collegati. Gli investigatori hanno annotato che il suicida fosse un ultrà della Lazio. L'uomo, ad esempio, era agli arresti domiciliari per scontare un reato di usura. I poliziotti, pur credendo che si sia trattato molto probabilmente di un suicidio, vogliono scoprire chi ha portato la potentissima pistola (si tratta di un'arma con la matricola cancellata) in casa del pregiudicato che non avrebbe dovuto avere contatti con nessuno in quanto agli arresti. Un duro Cristian Raschi. Quattro anni fa, era rimasto vittima di un agguato a San Basilio. Qualcuno gli tese una trappola ed i sicari lo centrarono con tre colpi di pistola all'addome ed alle gambe. Si salvò dopo un mese di ospedale. Secondo i carabinieri quegli spari sarebbero da collegarsi allo spaccio di droga.

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La parentela.
Ma Cristian Raschi è stato il fratello di Osvaldo Raschi, morto per overdose, agli inizi degli anni 2000. Osvaldo era diventato un mito fra gli appassionati di boxe, campione mondiale, ma anche per i suoi pestaggi nell'ambito criminale. Anche lui ultrà della Lazio. Famoso per una serie di rapine e di una fuga rocambolesca sui tetti per sottrarsi ad un mandato di arresto della polizia. Osvaldo Raschi fu ritenuto fiancheggiatore della banda della Magliana. Fu indicato come legato a Laudavino De Sanctis, detto Lallo lo zoppo, autore dei sequestri di persona avvenuti nella capitale tra gli anni 80 e '90 dell'imprenditore Luciano Amadio e della figlia tredicenne del ristoratore dell'Eur Mirta Corsetti.

Ecco che proprio il passato criminale della famiglia Raschi non viene trascurato dagli investigatori che vogliono individuare chi gli ha passato la pistola ed anche scartare l'ipotesi d'istigazione al suicidio. Cristian Raschi, secondo gli investigatori, avrebbe dovuto avere dei contatti con quella parte criminale che gestisce il traffico di droga al Tufello. Recentemente, dopo i 50 arresti della Finanza per un'associazione di droga capeggiata dal defunto Diabolik, sono spuntate intercettazioni dove i capi della banda si relazionano con banditi di Montesacro per l'acquisto di migliaia di euro di droga. Insomma un ambiente criminale pericoloso, capace di consumare qualunque tipo di reato. Ecco perché le indagini sulla fine di Cristian Raschi continuano.
 

Ultimo aggiornamento: 28 Dicembre, 00:24 © RIPRODUZIONE RISERVATA