Roma, differenziata flop: due sindaci nel mirino per i mancati introiti

Venerdì 17 Luglio 2020 di Michela Allegri
Roma, differenziata flop: due sindaci nel mirino per i mancati introiti

Il problema è sotto gli occhi di tutti: la raccolta dell’immondizia che procede a singhiozzo e la differenziata che, a seconda della zone della Capitale, fatica a decollare. A mettere un punto arriva la Corte dei conti del Lazio: il pm Massimo Perin ha aperto un fascicolo per verificare il raggiungimento degli standard di raccolta differenziata in tutti i municipi di Roma e per capire se la percentuale prefissata sia stata rispettata di anno in anno. Il periodo sotto la lente della Guardia di finanza, che ha ricevuto una delega di indagine, va dal 2015 al 2019, e probabilmente si estenderà fino a oggi.

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LA RICHIESTA
Il prossimo passo della procura sarà una richiesta ufficiale alla Regione Lazio: i magistrati vogliono sapere se siano stati pagati finanziamenti, sovvenzioni o contributi al Campidoglio o all’Ama per effettuare il servizio, e a quanto ammonti la somma. Una cifra che, in caso di mancato rispetto delle previsioni - per i magistrati il sospetto è concreto - costituisce un danno erariale del quale potrebbero dover rispondere i sindaci che si sono succeduti nel corso degli anni e i dirigenti capitolini che non hanno messo in pratica le linee guida. Il buco nelle casse pubbliche comprende prima di tutto i mancati ricavi che si sarebbero ottenuti mediante la vendita dei materiali riciclati. Ci sarebbe poi il danno connesso ai maggiori costi per il conferimento dei rifiuti indifferenziati in discarica, negli impianti della municipalizzata, o nei Tmb privati.

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IL PRINCIPIO
Secondo la Corte dei conti il principio è uno: chi si impegna a raggiungere una percentuale di riciclo della spazzatura, ma non mantiene le promesse indicate in atti ufficiali, rischia di dover pagare il danno. Per lo stesso motivo, in relazione al 2012, era finito sotto inchiesta anche il sindaco Gianni Alemanno, insieme al suo assessore all’Ambiente e a due dirigenti. Tutti quanti sono recentemente stati assolti. I magistrati chiedevano risarcimento da 1.351.713 euro. Al centro dell’indagine c’era il Patto per Roma siglato con il ministero dell’Ambiente nel 2012, che, per i pm, non sarebbe stato rispettato. «In realtà l’accusa si era basata su un equivoco nel computo della raccolta differenziata annuale - ha dichiarato l’ex sindaco - Durante la nostra Amministrazione la raccolta differenziata nella Capitale venne quasi raddoppiata, passando dal 19% al 30,2%, un balzo in avanti mai registrato né prima né dopo i nostri anni».

Un conto sul quale la Procura non è d’accordo, tanto che sta valutando di impugnare in appello la sentenza.

E infatti l’inchiesta non si è fermata, ma è diventata sempre più ampia e si è estesa alle Amministrazioni successive: la Finanza dovrà verificare la percentuale attuale della raccolta differenziata e paragonarla con gli anni passati, per stabilire se, nel corso del tempo, siano stati fatti passi in avanti, o se, conti alla mano, la situazione non si sia sbloccata. Ma non si tratta dell’unica inchiesta: i pm contabili, che stanno per chiudere un maxi-fascicolo sui bilanci dell’Ama, indagano anche sull’intero ciclo della raccolta dei rifiuti nella Capitale.

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