Bambini, anziani, cardiopatici e chi soffre di malattie respiratorie è meglio che se ne stiano a casa. O, comunque, che non si espongano un po’ troppo alle polveri sottili. Questa volta non è colpa dello smog delle auto ma della sabbia che viene dal Sahara e che da giorni ha colorato il cielo di giallo.
LA CONDIZIONE
«Quello che viene definito Saharan-dust è composto da polveri che poi possono essere inalate e che possono avere anche metalli pesanti al loro interno - spiega Prisco Piscitelli, vicepresidente della Sima, la Società italiana di medicina ambientale - È un fattore da non trascurare soprattutto per le categorie più a rischio». Delle sabbie del Sahara se ne occupano da tempo gli esperti. Uno studio pubblicato sulla rivista scientifica internazionale Occupational and Environmental Medicine aveva già dimostrato che la presenza delle sabbie sahariane nell’aria della Capitale aumentava un rischio di ricovero per cause respiratorie per le polveri sottili rispetto a quando, invece, non ci sono queste tempeste che rendono il cielo più giallo. Tutto deriverebbe proprio dal possibile effetto dell’aumento delle Pm 10, quindi le polveri che hanno un diametro inferiore o uguale ai dieci micrometri. Gli studiosi (tra cui diversi del dipartimento di prevenzione della Regione Lazio), avevano già sottolineato la necessità di studiare ulteriormente il fenomeno, con un approfondimento delle caratteristiche e della composizione delle particelle di sabbia.
IL FENOMENO
«Si tratta di risalite di masse d’aria cariche di pulviscolo che vengono innescate specialmente in primavera - spiega Gabriele Serafini, fondatore di Meteo Lazio e componente di Ampro, l’Associazione meteo professionisti - La presenza di bassa pressione in Europa innesca il richiamo di correnti di scirocco e quando sono molto imponenti, come è accaduto fino al primo aprile, si vede questa sabbia che si deposita. Con le prime piogge a Pasquetta c’è stato un vero e proprio aumento del deposito del pulviscolo sahariano. È stato un evento di natura stagionale, tuttavia in questo caso abbiamo assistito a una persistenza piuttosto importante con cinque giorni di seguito di scirocco che hanno offuscato la vista sui nostri cieli». «Il cambiamento climatico indica un aumento dei periodi anticiclonici e favorisce la crescita delle masse molto calde. Tutto ciò aumenta l’incidenza dello scirocco nella penisola - prosegue Serafini - Quello delle tempeste di sabbia è un fenomeno al quale si assiste in primavera e nella seconda parte dell’inverno, ma non è escluso che possa diventare più frequente».
IL FUTURO
Cosa accadrà nei prossimi giorni? «Abbiamo avuto un cambio di circolazione: quindi possiamo sicuramente aspettare qualche giorno di cieli più limpidi e di instabilità - conclude Serafini - Attenzione però alla seconda parte della settimana con nuova aria calda che dovrebbe riportare un aumento del pulviscolo sahariano».