Gli operatori per il sostegno devono essere garantiti con fondi pubblici anche per i bambini e i ragazzi con disabilità delle scuole romane paritarie e private - elementari, medie e dell'infanzia - che hanno diritto a usufruire del servizio Oepac (operatore educativo per l'autonomia e la comunicazione) con il contributo erogato dall'amministrazione capitolina, come succede per gli istituti statali e comunali. Lo ha stabilito la seconda sezione del Tar del Lazio, presieduta da Francesco Riccio, che ha accolto il ricorso presentato dall'Associazione nazionale istituti non statali di educazione e di istruzione.
LE MODIFICHE
Interessati a questo provvedimento sono gli oltre duecento allievi con disabilità certificate - iscritti alle scuole paritarie e private materne, elementari e medie della Capitale - le cui famiglie non dovranno pagare una retta maggiorata per poter contare sul sostegno degli Oepac. «La legge regionale fa espresso riferimento ai frequentatori le scuole ubicate nel territorio comunale senza fare alcuna distinzione tra quelle comunali/statali e quelle paritarie - rileva il Tar - Nel rispetto del quadro normativo regionale, pertanto, Roma Capitale non era legittimata a riservare il servizio agli studenti disabili che frequentano le scuole comunali o statali operando una ingiustificata discriminazione tra soggetti che si trovano nella medesima condizione». Quindi, secondo i giudici, «il Regolamento impugnato deve essere annullato nella parte in cui non garantisce l'erogazione del servizio Oepac all'alunno disabile certificato che frequenti una scuola dell'infanzia, primaria e secondaria di primo grado localizzata nel territorio di Roma Capitale a prescindere dallo status giuridico della stessa». Soddisfatti, ovviamente, i ricorrenti: «È una grande vittoria giudiziaria per il ripristino dei diritti di tutti gli alunni disabili - sottolinea Goffredo Sepiacci, presidente del comitato regionale dell'Aninsei - Noi lo avevamo spiegato molto bene ai rappresentanti politici e ai vertici tecnici dell'amministrazione capitolina, che il regolamento così come impostato era fortemente viziato ed anche in aperto contrasto con le norme comunitarie, senza ricevere alcuna risposta concreta da parte loro».