Omicidio Sacchi, i giudici: «Anastasiya ha depistato». La ragazza condannata per droga

Confermata la pena per Del Grosso

Mercoledì 27 Settembre 2023 di Federica Pozzi
Omicidio Sacchi, i giudici: «Anastasiya ha depistato». La ragazza condannata per droga

Anastasiya «ha messo in atto un vero e proprio depistaggio», rischiando di mandare a monte le indagini, mentre la tesi di Del Grosso, cioè che il colpo di pistola che ha ucciso Luca Sacchi sia stato accidentale, «è completamente destituita di fondamento». È quanto scrivono i giudici della Corte d'Assise d'Appello nelle motivazioni della sentenza che lo scorso primo giugno ha confermato 27 anni di condanna per Valerio del Grosso, autore materiale dell'omicidio di Luca Sacchi.
I giudici avevano invece ridotto a 14 anni e 8 mesi la pena per il suo complice nell'aggressione, Paolo Pirino, così come per Marcello De Propris, che aveva fornito l'arma del delitto. Per la fidanzata di Luca, Anastasiya Kylemnyk, accusata invece di aver violato la legge sugli stupefacenti, c'era stata la conferma della pena di 3 anni di reclusione. A costare la vita a Sacchi, per l'accusa, era stata una maxi-compravendita di droga organizzata da Giovanni Princi - già condannato per spaccio - e commissionata a Del Grosso e Pirino.

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L'AGGRESSIONE

La vittima, 24enne, venne uccisa con un colpo di pistola il 23 ottobre 2019 fuori da un pub nel quartiere Appio Tuscolano, in un'escalation di violenza durata 31 secondi in cui prima Pirino aveva aggredito Anastasiya con un bastone per sottrarre i 70mila euro che dovevano servire per l'acquisto di marijuana e che lei, secondo i pusher, custodiva nel suo zaino. Quando Luca aveva reagito, era intervenuto Del Grosso, che gli aveva sparato alla testa. De Propris, invece, è accusato di avere fornito al pusher l'arma usata per l'omicidio. I giudici hanno sottolineato che «ha consegnato la pistola con la piena consapevolezza che Del Grosso l'avrebbe in qualche modo utilizzata per levare al gruppo dell'Appio i soldi destinati al pagamento della droga, e, cioè, per compiere una rapina». Reato di cui viene ritenuto responsabile anche Pirino. I due, però, a differenza di Del Grosso, sono stati condannati non per omicidio volontario, ma per «concorso anomalo» in omicidio, una forma attenuata del reato. Ecco la spiegazione: «De Propris, con la consegna della pistola da cui è partito il colpo letale, ha compiuto un'azione che ha contribuito alla causazione dell'evento morte. Pirino, nello svolgimento della prima parte dell'azione predatoria, ha determinato l'intervento omicida di Del Grosso».

LA DIFESA

La difesa del killer, invece, non è stata ritenuta credibile. Del Grosso, il 15 giugno 2021, sentito in aula, aveva detto: «Nell'indietreggiare feci tipo due passi indietro e, sinceramente non riesco a spiegarlo come, magari perché stavo mezzo scivolando, avevo perso come l'equilibrio per girarmi, poi tutto è successo veloce, e partì un colpo». Per i magistrati «questa versione ispirata al desiderio, comprensibile, di allontanare la responsabilità per un evento gravissimo, allude a una sorta di accidentalità, peraltro ipotetica, come emerge dall'uso dell'avverbio "magari", utilizzato come sinonimo di "forse", e dalle espressioni "stavo mezzo scivolando" e "avevo come perso l'equilibrio", che tradiscono la mancanza di convinzione nel sostenere tale narrazione».
Per quanto riguarda invece la fidanzata della vittima, Anastasiya, i giudici sottolineano che «ha fornito il suo contributo a un'attività con oggetto materiale considerevole (15 Kg di marijuana), e ha tenuto un comportamento successivo al reato tutt'altro che commendevole». E ancora: «Ha messo in atto un vero e proprio depistaggio (quando non era neanche sottoposta a indagini), proteggendo l'identità dei contatti di Giovanni Princi» e, soprattutto, «assicurandogli il mantenimento del possesso della ragguardevole somma destinata al pagamento della droga». La conclusione è che «con le sue menzogne ha rischiato di pregiudicare le indagini concernenti l'omicidio del fidanzato».

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