Il primo femminicidio dell’anno si compie a “casa del diavolo”, in un luogo sperduto che qui tutti considerano una specie d’inferno. Una lite, le parole pesanti poi l’aggressione nel tugurio sperduto nelle campagne intorno al Monte Soratte, a 50 chilometri da Roma, in cui marito e moglie vivevano in condizioni igienico-sanitarie disastrose.
Uccide la moglie e quattro figli (da nove mesi a dieci anni). L'uomo confessa, choc vicino Parigi
Una versione a cui i camici bianchi non hanno creduto fin da subito. Ed è bastato guardare i segni e i lividi sul capo e sugli arti, infatti, per rendersi conto che le ferite, così profonde e concentrate sulla testa, erano incompatibili con la caduta accidentale riferita dal coniuge. Non solo. La morte della donna sarebbe avvenuta, secondo un primo esame esterno, almeno tre ore prima dell’arrivo in ospedale. I sanitari hanno quindi avvisato i carabinieri del posto che hanno attivato i colleghi della stazione di Rignano Flaminio e della Compagnia di Bracciano, competente per il territorio di Sant’Oreste, nel quale ricade il casolare diroccato posto ai confini con le località di Civitella San Paolo, Nazzano e Ponzano Romano. I militari, raggiunta l’abitazione, hanno trovato varie tracce e vari oggetti sporchi di sangue, diversi gli utensili della cucina repertati dal gruppo Scientifico. Forse gli animi durante la lite si erano agitati per qualche bicchiere di troppo. La vittima, ultimamente, non stava bene, aveva problemi di memoria. L’abitazione è stata posta sotto sequestro così come i due cellulari della vittima e la vettura dell’uomo. La coppia era molto schiva, viveva ai margini della comunità di Sant’Oreste. Originaria di Ponzano Romano lei, nato a Fiano Romano lui, da oltre 25 anni si erano trasferiti nel vecchio casolare sgangherato dove allevano alcune pecore, una mucca, un cavallo e le galline, coltivando la terra intorno. Una cancellata rotta e senza più la recinzione intorno dà il benvenuto nella loro casa. Un cane abbaia ringhioso poi si allontana. C’è un cimitero di auto smontate e qualche scocca di motorini. La puzza è nauseabonda. Il sindaco di Sant’Oreste, Gregory Paolucci, quella realtà la conosce: «Con i servizi sociali, la Asl, i veterinari e i forestali siamo andati lì per un sopralluogo l’anno scorso e anche 2 anni fa - racconta - in quel modo i due anziani avevano vissuto da sempre, ma erano seguiti. Non siamo però riusciti a spostarli di lì, è stata una loro scelta di vita. La loro condizione merita rispetto. Eravamo preoccupati perché era difficile raggiungerli, specie se nevicava».
IL FIGLIO SCONVOLTO