Bambino morto alle Teme di Cretone, lo zio: «Afferrato per le braccia, ma Stephan aveva le gambe incastrate in quel tubo senza grata»

Angelo Moreschini e il racconto del padre del bimbo di 8 anni annegato nella piscina termale

Sabato 19 Agosto 2023 di Camilla Mozzetti
Bambino morto alle Teme di Cretone, lo zio: «Afferrato per le braccia, ma Stephan aveva le gambe incastrate in quel tubo senza grata»

«Un tubo del genere, senza una grata, è qualcosa di assurdo. Stephan ci è finito dentro ed è rimasto incastrato con le gambe». Finisce la frase zio Angelo e i suoi occhi si perdono del vuoto, guardano avanti ma non vedono nulla. E sembra quasi un riflesso incondizionato della mente che non riesce ad elaborare quello che poi è stato confermato anche dai carabinieri della compagnia di Monterotondo. Su quel tubo di un diametro di circa 30 centimetri da cui è partita l’aspirazione dell’acqua dalla piscina principale delle terme di Cretone non c’era alcuna grata. «Si sarebbe potuto salvare», prosegue zio Angelo, assessore all’Ambiente del piccolo Comune di Castel Madama dove anche suo nipote Stephan viveva ormai da due anni con i genitori e la sorellina più piccola arrivati dalla Russia. 


Signor Moreschini, per una piscina così grande e una pressione molto forte chiunque sarebbe stato trascinato via.
«Anche io e anche lei saremmo stati risucchiati, è inevitabile, ma un bambino non può morire così, nessuno dovrebbe morire in questo modo».


Cosa è riuscito a capire di quanto è accaduto giovedì pomeriggio nell’impianto termale?
«Mio nipote era con la sorellina in acqua, i genitori si trovavano sul bordo della piscina.

Ad un certo punto la piccola si è avvicinata al padre e gli ha detto “Papà, Stephan è andato via, non c’è più”. Ha solo cinque anni, non poteva prevedere quello che stava accadendo ma non ha più visto il fratello in acqua».


Quindi cosa è accaduto poi?
«Che hanno iniziano tutti a cercare Stephan, lanciando anche degli annunci con l’altoparlante perché si credeva che fosse in giro per il giardino poi mio cognato si è accorto del corpo nell’acqua che non è chiara per via dei materiali presenti. Era torbida, solo un’ombra. Tuttavia ha capito che lì sotto c’era il figlio e così ha provato a tirarlo fuori ma non ce l’ha fatta. Lo ha afferrato per le braccia ma Stephan aveva le gambe incastrate in quel tubo senza grata».
Anche altre persone si sono prodigate per aiutare suo cognato prima ancora dell’arrivo dei sommozzatori dei vigili del fuoco che pure hanno impiegato non meno di due ore per recuperare il corpicino di suo nipote.
«Mio cognato ha chiesto aiuto ai tecnici che cercavano la chiave per chiudere la pompa se si fosse riuscito a frenare l’aspirazione l’acqua non sarebbe più corsa via a quella pressione».


E lei sa che non sono riusciti a trovare questa chiave e a bloccare l’aspirazione?
«Questo è quello che mio cognato ha capito. Per attivare e disattivare delle pompe di aspirazione ci sarà una chiave, un meccanismo di apertura e chiusura. A questo punto saranno le indagini a chiarire cosa è accaduto. Noi confidiamo in questo».


Era la prima volta che suo cognato portava la famiglia in quell’impianto termale?
«No, c’erano stati altre volte. Doveva essere un posto sicuro».


Come mai suo cognato con la famiglia ha deciso di venire a vivere in Italia?
«Motivi personali, qui ci siamo noi, la sorella. Il loro Paese non è comunque sicuro ora».


È stata una tragedia. Provando a mettere da parte per un attimo il dolore, crede che poteva essere evitata?
«Siamo sconvolti, vorremmo solo riavere Stephan con noi, non ci interessa il clamore mediatico e penso di parlare a nome di mio cognato e di sua moglie ma un tubo del genere senza protezione, io non lo so mi dica lei: non è una cosa assurda?».
 

Ultimo aggiornamento: 20 Agosto, 00:15 © RIPRODUZIONE RISERVATA