Il “capo” della baby-gang ha appena 13 anni: tanti quanti quelli di una delle sue vittime e mentre i suoi compagni millantavano parentele con le famiglie Casamonica e Di Silvio lui è davvero un figlio “d’arte”.
Poi grazie alla denuncia dei genitori di una delle due vittime, gli agenti di polizia del distretto Spinaceto hanno ricostruito la vicenda informando il tribunale dei minori. Da lì è stato dato mandato alla polizia di indagare fin tanto che sono arrivate le perquisizioni e la banda è stata identificata e denunciata per rapina e minacce.
LA DINAMICA
Tanti i soprusi che in poche settimane si sono consumati, senza mai arrivare alla violenza. Ma questo non è un’attenuante forse più il contrario: rendersi conto che tre minorenni siano riusciti per giorni a vessare e intimorire alcuni coetanei solo a parole, millantando parentele con clan e pregiudicati, inducendoli a pagare e ad assecondare ogni loro “capriccio” senza che volasse un solo schiaffo, lascia pensare. Solo una volta è capitato che un componente della banda, nel minacciare la vittima per avere indietro il denaro chiesto, brandisse il collo di una bottiglia rotta. Ma di fatto le vittime, proprio per paura, come hanno ricostruito gli agenti di polizia sono state capaci di mettere in mano alla banda somme di denaro via via crescenti. Si è partiti con venti euro, poi però la baby-gang ha alzato l’asticella delle pretese, così si è arrivati a 50 e poi a 150 euro. Ad una delle due vittime è stato rubato anche un giubbotto, in verità da quanto emerso sembrerebbe che è stato preteso e dalla vittima dato, sempre perché intimorita.
LE PERQUISIZIONI
Durante le perquisizioni quel giubbotto è stato trovato ma a casa di un quarto ragazzo che, almeno al momento, non sembra avere legami con la banda. Molto probabilmente il soprabito gli è stato venduto dai tre e l’acquirente, a buon conto, non aveva idea da dove provenisse. Oltre alle vessazioni di fronte a scuola, all’obbligo per le vittime di girare con la banda per il quartiere - camminando o davanti o dietro e mai a fianco - e di comprare per loro le sigarette, sono state accertate dalla polizia anche le minacce via social. Messaggi su whatsapp ma anche su Instagram, in alcuni casi visibili anche dall’entourage delle vittime. Preoccupati i genitori di uno dei due ragazzini vessati che si sono accorti di quanto stava accadendo per le richieste continue di denaro che il figlio avanzava e per il timore, alcuni giorni, di andare a scuola. Poi la “prova” con quel giubbotto sparito: il ragazzino che lo indossa prima di uscire di casa e che torna, infreddolito, solo con il maglione. «L’ho perso, me l’hanno rubato» ma si capiva perfettamente che la verità era un’altra.
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