A leggere le carte dell'inchiesta del pm romano Carlo Villani, Ama sembra quasi una succursale di Gomorra: quasi 300mila litri di gasolio sottratti all'azienda soltanto tra gli anni 2017 e 2020 e per mano di oltre 2mila dipendenti infedeli.
I TRUCCHI
Come detto, il caso più eclatante riguarda la sottrazione di gasolio dai distributori delle officine o dalle pompe di benzina convenzionate con Ama. E secondo gli inquirenti la quantità di carburante rubato va ben oltre la volontà dei predoni di risparmiare sul pieno delle loro auto: in non pochi casi sarebbe stato anche scoperto che lo vendevano all'esterno. Lo dimostrerebbero anche le tecniche, anzi i trucchi utilizzati per questi furti: non il semplice "succhio" della benzina dai serbatoi, ma doppi fondi sotto i camion, l'uso di tessere per il rifornimento di altri colleghi oppure far risultare il pieno a squaletti e compattatori, che invece di circolare per la raccolta di rifiuti erano fermi nelle officine per le riparazioni.
Le prime inchieste su questo fronte sono del 2014, ma nonostante arresti e rinvii a giudizio, i furti di diesel andrebbero ancora avanti, anche se in misura minore. Lo sanno bene tre addetti, picchiati ultimamente per avere denunciato i loro colleghi. Per tutto questo, i nuovi vertici di Ama, oltre a continuare ad affidarsi ad agenzie investigative private come fatto dai loro predecessori, hanno creato un'apposita direzione per la sicurezza, guidata da un generale della Finanza in pensione, Antonio Di Terlizzi. È da quest'accelerazione sul contrasto all'illegalità che nasce l'inchiesta interna all'impianto multimateriale di Pomezia, dove sarebbero stati scoperti - il condizionale è d'obbligo - 17 addetti che tenevano per loro vecchi cavi elettrici, lattine o bottiglie di plastica, probabilmente per rivenderli.
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Da via Calderon de La Barca ci tengono a sottolineare che «il personale onesto e che fa il proprio dovere non ha nulla da temere». Fatta la premessa, spiegano che «è un piano che sarà articolato nel tempo quello intrapreso dal nuovo vertice contro il personale che non fa il proprio dovere o addirittura agisce nel proprio interesse, facendo così un doppio danno alla collettività».
In quest'ottica si starebbero montando telecamere via via in tutti i siti. E nel mirino dei controlli finiscono anche le officine di manutenzione dei mezzi, dove capita che spariscono frizioni, pasticche dei freni o pneumatici. Qui - hanno accusato i sindacati - «non c'è mai stato da parte dell'azienda un tracciamento completo sull'uso dei pezzi di ricambio: fino a qualche anno fa non si compilavano neanche i giustificativi delle manutenzioni». E sempre a via Calderon de La Barca si guarderebbe a una stretta sui centri di raccolta per smaltire gli ingombranti: in quelli vicini a campi rom si sono registrati strani furti.
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