RIETI - Ad un anno esatto di distanza, per la seconda volta di seguito, è di nuovo il maxi-orale ad aprire e chiudere in un colpo solo la pratica degli esami di Stato, la maturità, per i 1.309 maturandi reatini.
Il no agli scritti
Il Covid avrà cambiato i connotati persino alla scuola, ma prima di un orale le scene sono ovunque sempre le stesse, mascherine o no: si ripassa freneticamente all’ombra di un albero o di una chiesa, perché dentro agli istituti non si può entrare, se non quando convocati dal personale scolastico. E anche le regole tra i corridoi e le aule di scuola sono rimaste le stesse: pulizia quotidiana di tutti gli spazi utilizzati, percorsi di entrata e uscita diversificati e aule areate e pulite al termine di ogni sessione d’esame. Al liceo Scientifico “Jucci” sanno come divertirsi già dopo la fine del primo esame del primo giorno di orali, tra fumogeni colorati e due bottiglie di spumante spruzzate inseguendo Giorgia Esposito, prima fresca maturata di giornata in 5^C. Per lei, l’elaborato scritto da redigere a casa e consegnare entro il 31 maggio era un combinato tra matematica e fisica, le due materie d’indirizzo: «Con un anno del genere abbiamo avuto poche occasioni di svolgere compiti scritti e quindi credo che adottare la formula dell’orale sia stato giusto. E i professori ci hanno messo a nostro agio». E se la prova d’esame è uguale dappertutto - un elaborato relativo alle proprie discipline d’indirizzo (la vecchia tesina), l’analisi di un testo di letteratura italiana (per recuperare la vecchia prima prova scritta), un tema proposto dalla commissione e sul quale sviluppare tutti i possibili collegamenti con le altre discipline e, infine, la dimostrazione di aver maturato le competenze previste dalle attività di “Cittadinanza e Costituzione” - gli approcci cambiano in base all’indirizzo scelto: «Le prime domande si sono basate su un brano per chitarra classica che ho suonato davanti alla commissione - racconta Alessio Festuccia, 5^M all’istituto “Elena Principessa di Napoli” - e anche se si è trattato di un brano studiato a casa e presentato come elaborato personale, la tensione dell’esame si sentiva già alla consegna di fine maggio. I professori non sono stati aggressivi, ma l’esame non è stato certo una formalità».
La corsa ai voti
All’istituto tecnico Economico “Luigi di Savoia” di viale Maraini, Nicolas Moroni, 5^B dell’indirizzo Amministrazione, Finanza e Marketing è invece piuttosto impietoso nel giudizio: «L’ultimo anno e mezzo è stata soltanto una ricerca del voto, anziché dell’imparare qualcosa - osserva. - Non mi aspettavo un plotone di esecuzione al posto della commissione ma, considerando il Covid, credo che almeno una prova scritta si sarebbe comunque potuta svolgere». A Palazzo degli Studi, Flavia Di Carlo, 3^A, festeggia con una foto e un mazzolino di fiori davanti all’ingresso del Classico “Varrone”: «Per un anno e mezzo, una didattica dove non ci si poteva vedere e confrontare non è stata gradevole: vedevo soltanto i riflessi di persone che non avevo vicino. E una maturità completa sarebbe stata troppo difficile, senza aver avuto la possibilità di poterci esercitare con i vocabolari. Ma il quinquennio è stata una bella esperienza, che mi ha formato e cambiato». Comunque sia, è andata. Ed è finita.