Il vescovo indipendentista catalano, «esiste il diritto all'auto determinazione»

Lunedì 2 Ottobre 2017 di Franca Giansoldati
Il vescovo indipendentista catalano, «esiste il diritto all'auto determinazione»
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Città del Vaticano Il vescovo catalano Xavier Novel Gomà difende a spada tratta l’esercizio di auto determinazione del popolo catalano mentre condanna gli atti di violenza che si sono verificati in molte città della Catalogna. Gomà, vescovo della città di Solona, uno dei vescovi più favorevoli al referendum, esprime vicinanza a coloro che ieri, durante la giornata di caos e violenze per il voto, hanno manifestato «coraggio e resistenza pacifica nella difesa del legittimo esercizio del diritto all'autodeterminazione del nostro popolo».

Secondo le informazioni in suo possesso le aggressioni da parte della polizia non si sono verificate sul territorio della sua diocesi. Le immagini delle violenze trasmesse dalla televisione o su internet però sono state devastanti e hanno choccato tutti. «C’era la paura che squadre di polizia potessero arrivare a casa nostra. Migliaia di persone, con figli e nipoti erano pronti a resistere pacificamente alle porte dei seggi elettorali delle capitali della contea e delle città più popolate».

«Prego per per il pronto e completo recupero di tutti i feriti. Chiedo anche di coltivare uno spirito di perdono il cammino della nonviolenza”. Naturalmente il vescovo, in una nota rivolta alla diocesi, dice di comprendere le convinzioni personali di coloro che ieri non sono andati a votare perché in disaccordo con le condizioni in cui si è svolto il referendum». Poi lancia un appello ai politici perchè possano articolare una reazione «giusta e pacifica per la nazione catalana». Dice proprio così: nazione catalana, mettendo in risalto il «rispetto dei diritti legittimi del popolo, tra cui il diritto di auto-determinazione, senza ignorare tutto quello che è successo».

La scorsa settimana oltre 300 sacerdoti catalani avevano firmato e diffuso una lettera pubblica a favore del referendum di autodeterminazione che la Corte costituzionale spagnola aveva sentenziato illegale, esprimendosi indirettamente a favore dell’indipendenza e rompendo la tradizionale riservatezza ecclesiastica sui temi tanto politici. Nel loro comunicato i 282 preti e 21 diaconi criticavano lo Stato spagnolo per non aver voluto «concordare le condizioni» del referendum convocato dalla Generalitat catalana e sfidano la sentenza con cui la Corte costituzionale lo aveva dichiarato illegittimo.
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