Renzi e la spinta dai conti: «Ora più forti a Bruxelles»

Mercoledì 2 Marzo 2016 di Alberto Gentili
Renzi e la spinta dai conti: «Ora più forti a Bruxelles»

«I numeri dimostrano che con questo governo le tasse vanno giù, gli occupati vanno su, le chiacchiere dei gufi invece stanno a zero». Matteo Renzi festeggia i nuovi dati dell'Istat. Quelli che archiviano il 2015 con qualche timida pennellata di rosa: crescita su dello 0,8%, invece dello 0,7%, leggero calo della pressione fiscale (-0,3%) e della spesa pubblica (-0,7%), modesto aumento dei consumi delle famiglie (più 0,9%), deficit-Pil come previsto al 2,6%, «debito stabilizzato». Numeri che il premier e il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, intendono giocarsi nella trattativa con Bruxelles. Obiettivo: strappare una buona dose di flessibilità anche per l'anno prossimo e con quella procedere, come promesso, alla sforbiciata di Ires e Irpef.

«I nuovi dati dell'Istat», spiegano a palazzo Chigi, «rafforzano la credibilità del sistema-Paese e ciò permette di sederci al tavolo della trattativa più forti». «La conferma del deficit al 2,6% e il calo della spesa», aggiungono all'Economia, «dimostrano infatti che sappiamo gestire la finanza pubblica e che ci stiamo muovendo nella direzione giusta. Tanto più che la crescita del debito di appena uno 0,1%, due decimali in meno del previsto, dimostra che si è ormai stabilizzato e rende ancora più credibile la sua graduale riduzione a partire da quest'anno». Per dirla con Renzi: «L'Italia è tornata, ma non ci accontentiamo. Bisogna fare molto di più per consolidare la ripresa di occupazione e crescita, che comunque ormai è stabile».
 
«IL POST URTICANTE»
Per il premier, dopo mesi di dati non proprio incoraggianti, è un «giorno radioso». E lo celebra con una nota pubblicata su Facebook. Renzi parte da un avviso: «Post urticante per gufi e talk-show televisivi». Poi snocciola i dati che lo rendono soddisfatto: «Dopo mesi di editoriali, chiacchiere, ricostruzioni, possiamo finalmente fare chiarezza sui veri numeri dell'economia italiana. Il Pil. A inizio del 2015 avevamo immaginato la crescita dello 0,7%. La crescita è stata invece dell'0,8%. Meglio delle previsioni». Segue bacchettata ai predecessori con cui incrocia spesso la spada: «Il governo Monti aveva chiuso con -2,3%, il governo Letta con -1,9%».
Poi c'è il deficit, «sceso per la prima volta da anni sotto il 3%: quest'anno abbiamo fatto il 2,6% (miglior risultato degli ultimi dieci anni). E nel 2016 scenderemo ancora». Di quanto Renzi non lo dice. Perché è proprio questo il succo della «difficile trattativa» con Bruxelles: il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, ha aperto a un deficit-Pil all'1,8 (doveva essere l'1,1) con uno “sconto” di circa 11 miliardi. Il premier invece vorrebbe di più: «Del resto lo stesso Juncker ha detto che l'austerità è stupida».

«PRODIGI DEL JOBS ACT»
Non poteva mancare all'appello il tema dell'occupazione. Renzi celebra così: «Il boom del Jobs Act è impressionante. Nei due anni del nostro governo abbiamo raggiunto l'obiettivo di quasi mezzo milione di posti di lavoro stabili in più. E l'Inps ricorda come siano aumentati i contratti a tempo indeterminato nel 2015 di qualcosa come 764.000 unità». Calici alzati a palazzo Chigi anche per i dati sull'evasione fiscale e sulla spending review. «Il 2015 è stato l'anno record nella lotta all'evasione con 14,9 miliardi di euro recuperati dallo Stato», dice Renzi, «alla faccia di tutti quelli che criticavano il governo. Sarebbe interessante recuperare le dichiarazioni di alcuni esponenti politici, anche di maggioranza... E per la spending review, Cottarelli aveva proposto 20 miliardi. Noi, in due anni, abbiamo fatto tagli per 24,9 miliardi».

Il premier non può non dedicare un capitolo anche al calo delle tasse, quello che ritiene il suo fiore all'occhiello, perché «ridurre il fisco è di sinistra...»: «Abbiamo impedito ogni aumento anche a livello locale.

In due anni siamo intervenuti con 80 euro a più di dieci milioni di persone, Imu e Tasi prima casa, Irap costo del lavoro, etc.». All'Economia, invece, segnalano con soddisfazione l'aumento dell'export nel 2015 pari al 4,3%, «più delle previsioni». E lo scatto in su dei mutui (più 97%) e degli investimenti (più 0,8%). La speranza: dribblare, nei prossimi mesi, i danni peggiori prodotti dalla nuova gelata economica sulla timida crescita.

Ultimo aggiornamento: 16:30 © RIPRODUZIONE RISERVATA