La tollerante Svezia centrale europea dei “lupi solitari”

Sabato 8 Aprile 2017 di Sara Menafra
La tollerante Svezia centrale europea dei “lupi solitari”
Più dello stato sociale, pesa l’impossibilità di integrarsi. Più delle eccellenti politiche di accoglienza per rifugiati e richiedenti asilo - qui sono in percentuali altissime - conta la trasformazione di alcune città in veri e propri ghetti dai quali sembra impossibile uscire. Se non, appunto, con le armi in pugno. Già alcuni anni fa, l’Europa si è svegliata di soprassalto scoprendo come, nella civile Svezia, la proporzione di cittadini che ha scelto di andare a combattere la jihad in Siria o Iraq sia tra le più alte d’Europa (solo il Belgio ha numeri più alti). E d’improvviso Göteborg, la seconda città dopo Stoccolma, si è trasformata nella «capitale» del reclutamento europeo, sempre mettendo il numero di jihadisti in proporzione ai residenti. 

300 COMBATTENTI
I recenti fatti di cronaca ci hanno insegnato che quelli che analizzano il reclutamento per la guerra santa sono numeri da leggere con attenzione, perché spesso gli attentatori hanno passato almeno un periodo della loro formazione tra le file dei combattenti. Dalla Svezia, negli ultimi tre anni sono partiti 300 «foreign fighters» diretti in Siria e Iraq, sul totale europeo di più di 5.000. La metà, stando ai numeri raccolti dal Servizio di sicurezza svedese (Säpo) nel 2015, sono rientrati nel paese o in Europa e rappresentano un «pericolo» per lo Stato che fino al 2016 neppure considerava reato l’unirsi a truppe combattenti in territorio straniero. 

IL GHETTO DI ANGERD
La maggior parte dei jihadisti partiti alla volta della guerra santa (uno su tre) viene da Göteborg e in particolare dal sobborgo di Angerd. Una vera e propria città nella città, dove il 70% dei residenti è immigrato o figlio di migranti e la stragrande maggioranza è fatta da musulmani. Qui risiede anche la quasi totalità dei richiedenti asilo (160mila nel 2015) accolti dallo stato sociale svedese. Un ghetto, insomma, dove sale la media dei disoccupati (11%, alta rispetto al resto del paese) e scende il numero di ragazzi che resta a scuola passati i quindici anni di età (un terzo). «E’ la città che in proporzione contribuisce con il maggior numero di persone all’integralismo violento - ha dichiarato il capo della polizia per l’integrazione svedese, Ulf Boström - è il terreno di reclutamento dell’Isis nell’Ue». 

L’ALLARME DEL 2016
La preoccupazione ha cominciato a crescere un anno fa, quando le autorità di sicurezza irachene hanno informato i colleghi di Stoccolma che l’Isis stava pianificando un attentato nella capitale e che l’obiettivo era «colpire i civili». La cellula entrata nel paese, stando a quelle informazioni, era composta da sette o otto combattenti e la massima allerta era prevista per la fine del mese di aprile, visto che il 30 si celebra il compleanno del re Carl XVI Gustav, con festeggiamenti in tutta la città. A ottobre scorso, invece, ha fatto discutere l’idea di rispondere al ritorno dei foreign fighiters nel paese con progetti di educazione ed inserimento lavorativo. «E’ più economico reintegrare una persona nella società, invece di abbandonarla» avevano dichiarato i rappresentanti del municipio di Lund, autori della proposta. La via svedese alla soluzione dei problemi. Che tutti ammirano, ma non sempre funziona. 
Ultimo aggiornamento: 15:26 © RIPRODUZIONE RISERVATA