Siria, italiano rapito da 7 mesi, spunta un video: «Salvatemi»

Martedì 29 Novembre 2016 di Sara Menafra e Cristiana Mangani
Siria, italiano rapito da 7 mesi, spunta un video: «Salvatemi»

ROMA «Mi chiamo Sergio Zanotti, e da sette mesi sono prigioniero qui in Siria. Prego il governo italiano di intervenire prima di una mia eventuale esecuzione». Il video dura 16 secondi, chi parla ha l'accento bresciano, ha la barba lunga ed è vestito con la tipica dishdasha, la vestaglia araba color bianco. E' in ginocchio, e dietro di lui ha un uomo armato di mitra con il volto coperto. Tiene in mano un foglio bianco con la data scritta a penna: 15 novembre 2016. Secondo il sito di notizie russo Newsfront che lo ha mandato in rete dal 22 novembre scorso, l'uomo sarebbe ostaggio di uno dei gruppi armati coinvolti nel conflitto civile in Siria.



DUE EX MATRIMONI
E fin qui le uniche certezze, perché su tutto il resto della vicenda regna il mistero più assoluto: Zanotti ha 56 anni, è nato a Merone, in provincia di Brescia, è divorziato due volte, da una donna francese e da una domenicana, ha cinque figli, è un montatore meccanico e, in passato, ha avuto un'impresa edile che gli è costata una condanna per evasione fiscale e anche un periodo di detenzione. Per il resto, cosa ci facesse in Siria, chi siano gli autori del rapimento e cosa vogliano in cambio della sua liberazione, non è affatto chiaro. Le fonti investigative romane che stanno lavorando già da maggio scorso sulla sparizione, insieme con la procura di Roma e con l'intelligence, lo definiscono un sequestro «anomalo», soprattutto perché, al momento, non è arrivata alcuna richiesta di riscatto.
Ma non è tutto: sono molti altri gli elementi che farebbero escludere ai nostri investigatori la possibilità che l'uomo sia finito nelle mani di terroristi dell'Isis. I primi dubbi derivano dalla fattura del video: troppo artigianale per i maghi della comunicazione, seguaci del Califfo nero. Zanotti, poi, è vestito di bianco e non di arancione, come i condannati a morte. E questo farebbe sperare sull'avvio di una possibile trattativa. A denunciare la scomparsa era stata una delle ex mogli, quando si è resa conto che non rientrava da un viaggio in Turchia. E proprio in quel paese tra gli espatriati siriani oppositori del regime di Damasco circola l'ipotesi che gli autori del rapimento siano criminali comuni. Anche se il pm romano Sergio Colaiocco sta ipotizzando il reato di sequestro di persona a fini di terrorismo.
Tra i tanti misteri di questa vicenda c'è poi anche quello su come sia arrivato il video al sito russo. Citano come fonte un profilo Facebook, intestato a un certo Ahmed Mehdi, aperto il 21 novembre, proprio il giorno in cui è stato utilizzato per diffondere le immagini. Le informazioni non specificano la sua cittadinanza, ma dicono soltanto che si tratta di un uomo che avrebbe studiato a Milano e che risiederebbe a Napoli. «Il video è stato ricevuto attraverso il social dal capo del servizio in inglese del sito - dichiara Newsfront - lo ha mandato una persona in Siria che si è definito un jihadista e che si è presentato con il nome di Abu Jihad». Per dimostrare l'autenticità del loro racconto, il notiziario on line pubblica lo screenshot della conversazione tra i due, nella quale si vede una foto di Zanotti, definito dal jihadista «un prigioniero italiano qui in Siria», che - a loro dire - verrà ucciso se il governo italiano «non agirà». «Lo staff editoriale ha deciso di pubblicare il materiale è ancora la loro versione dei fatti dal momento che la sua diffusione potrebbe salvare una vita innocente».
DUE PERSONE TAGGATE
Chi ha postato il video su Fb ha anche taggato due persone, una di queste italiana, e ha pubblicato una copia del passaporto di Zanotti, oltre a un'altra foto, dove è in piedi, scalzo, e tiene in mano lo stesso cartello bianco ripreso nella registrazione. Quale è, dunque, la verità di tutta questa storia? L'unica cosa certa è che si tratta del rapimento più difficile da inquadrare rispetto a quello degli altri italiani in Siria, compreso quello di padre Paolo Dall'Oglio, il gesuita romano scomparso nel 2013 a Raqqa, che si ritiene sia stato sequestrato dall'Isis e del quale da allora non si è più saputo nulla.
Nel frattempo, comunque, il Copasir ha chiesto chiarimenti alla nostra intelligence proprio per tentare di chiarire il giallo, anche perché nonostante la denuncia della ex moglie risalga a maggio scorso, nessuno dei componenti del Comitato parlamentare di controllo sui servizi era stato messo al corrente del rapimento.
Ultimo aggiornamento: 30 Novembre, 12:48 © RIPRODUZIONE RISERVATA