Gb, Theresa May subito premier: «Uscita dalla Ue sarà un successo»

Martedì 12 Luglio 2016 di Cristina Marconi
Gb, Theresa May subito premier: «Uscita dalla Ue sarà un successo»

LONDRA - Il Regno Unito ha un nuovo primo ministro. Già domani sera Theresa May varcherà la soglia di Downing Street, prima donna a farlo da quando Maggie Thatcher se ne andò nel 1990, con due mesi di anticipo rispetto alla data prevista il 9 settembre e soprattutto senza gli imprevisti legati alla presenza di un'altra candidata alla successione di David Cameron.

A SORPRESA
Andrea Leadsom, ministra per l'Energia fortemente euroscettica, ieri mattina si è ritirata a sorpresa in seguito al passo molto falso di qualche giorno fa, quando ha detto di essere più adatta a governare rispetto alla May in quanto madre di tre figli. Dichiarazioni che hanno sollevato un polverone e che la Leadsom stessa ha ammesso di non essere riuscita a gestire psicologicamente. E poi sono andate ad aggiungere ad altri punti deboli della politica: la sua mancanza di esperienza di governo e il suo curriculum pieno di punti oscuri e di elementi ingigantiti. «Una campagna per la leadership di nove settimane in un momento critico per il nostro paese è altamente dannosa», ha sottolineato la Leadsom nell'annunciare un passo indietro che ha lasciato la May unica candidata per diventare leader dei Tories e 76.mo primo ministro del Regno Unito.

 
Nel giro di poco i vertici dei Conservatori hanno tagliato il passaggio, a questo punto inutile, del voto dei 150mila tesserati del partito a settembre e di procedere a quella che è stata definita un'incoronazione. «Sono onorata e lusingata», ha dichiarato l'ex ministro dell'Interno visibilmente emozionata in un breve discorso davanti a Westminster, ringraziando la Leadsom «per la dignità dimostrata» e sottolineando come ci sia «necessità di una forte e comprovata leadership» per negoziare l'uscita del Regno Unito dall'Unione europea. Perché «Brexit significa Brexit e faremo in modo di farne un successo», ha messo in chiaro la May, che ha davanti a sé il difficile compito di riunificare il partito e, soprattutto, un paese spaccato da un voto da cui sono emerse differenze abissali.
A soli 18 giorni dal referendum, lo scenario politico britannico è irriconoscibile: dopo il question time di mercoledì, Cameron andrà dalla regina a presentare le sue dimissioni, dopodiché lascerà il posto alla May, che annuncerà in tempi brevi la sua squadra di governo. Governo in cui Boris Johnson potrebbe avere un ruolo, al contrario di Michael Gove.

Nella confusione presente, anche sul fronte laburista tutto è in ballo nel tentativo di dare al partito una leadership più efficace di quella di Jeremy Corbyn. L'ex ministra ombra della Difesa, Angela Eagle, ha presentato la sua candidatura e ha chiesto all'altro aspirante candidato, Owen Smith, di farsi da parte per permettere anche a lei di procedere speditamente come la May, anche se sulla scheda delle primarie comparirebbe comunque il nome di Corbyn, che ha resistito ad ogni pressione nelle ultiem settimane pur di non farsi da parte. «Non sono blairiana, non sono browniana, non sono corbyniana, sono me stessa», ha dichiarato la Eagle, secondo cui Corbyn, che all'indomani del referendum ha invocato l'attuazione immediata dell'articolo 50 per avviare la procedura di uscita dalla Ue, «non è in grado di fornire la leadership necessaria».

IL VOTO ANTICIPATO
Il coordinatore elettorale del Labour Jon Trickett ha spiegato che il paese ha bisogno di un «primo ministro democraticamente eletto» in un contesto come quello post-referendario e ha chiesto che si vada alle urne, ipotesi che la May aveva già scartato nei giorni scorsi. Ma in un contesto in cui l'unico segno di continuità sono la regina Elisabetta II e la permanenza di Larry, il gatto di Downing Street, nella residenza del primo ministro, non è detta l'ultima parola.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Ultimo aggiornamento: 13 Luglio, 18:09 © RIPRODUZIONE RISERVATA