L'America contro i monumenti italiani, dopo Colombo finisce nel mirino Balbo

Sabato 26 Agosto 2017 di Flavio Pompetti
L'America contro i monumenti italiani, dopo Colombo finisce nel mirino Balbo
NEW YORK Dalla parte di Cristoforo Colombo, o contro la sua memoria. L'improvvisa tentazione di correggere la storia americana ha trovato nel nostro navigatore uno dei simboli più contestati in questa fine estate di tensione razziale. Le statue che ricordano la figura dell'esploratore genovese sono state prese d'assalto con picconi e bombolette di vernice a Baltimora, a Houston, e a Boston. A Oberlin in Ohio il consiglio comunale ha approvato una risoluzione che trasforma il Columbus Day in una celebrazione dell'Indigenous People Day (il giorno degli indigeni).

LE MOTIVAZIONI
Dietro la protesta c'è la rabbia di tutte le minoranze etniche sconfitte nella storia tumultuosa delle Americhe, ed estromesse dai libri di storia. In particolare nel caso di Colombo sono i dominicani a ricordare che dopo lo sbarco a Hispaniola i coloni iniziarono a razziare la popolazione locale in cerca di schiavi da portare in patria come bottino, e a lanciare spedizioni punitive in cui furono trucidate centinaia di indigeni. Il numero dei Taino che abitava l'isola al momento dell'arrivo dei conquistadores è stimato tra i 250.000 e il milione. Sessanta anni dopo ne erano rimasti appena 300; il resto era stato spazzato via dal vaiolo o tradotto in schiavitù in Europa.

I libri di storia sono pieni di tragedie come queste e il passare del tempo le ha stemperate nella memoria collettiva. Se negli Usa questo passaggio non è stato ancora compiuto è perché la contrapposizione razziale più acuta: quella tra bianchi e neri, non è stata mai formalmente composta. Il paese ha combattuto una violentissima guerra civile per eliminarla, ma non ha avuto il coraggio di dichiarare l'abolizione della schiavitù come obiettivo del conflitto. L'integrazione tra i due gruppi è stata ordinata solo un secolo dopo, ma incontra ancora oggi resistenze formidabili in molti stati dell'Unione.La protesta dei suprematisti bianchi ha riacceso il sospetto che il paese possa tornare a dividersi sulla questione razziale, e la prospettiva terrorizza l'intero paese. Ecco allora che ogni simbolo della contrapposizione razziale sta cadendo sotto la scure delle rettifiche, come surrogato banale e forse inutile di un dibattito che ancora stenta a svilupparsi.

Gli italiani d'America infatti rispondono alla polemica su Colombo trincerandosi dietro la loro identità nazionale: la senatrice di Albany Diane Savino è scesa in piazza per dire al sindaco de Blasio che «La statua di Columbus Circle non rappresenta l'esploratore. Rappresenta l'esperienza della comunità degli immigrati italiani». I consiglieri di New York Borelli e Piscopo hanno tacciato di terrorista la speaker portoricana Viverito che ne ha chiesto la rimozione, e difendono l'immagine dell'uomo che 500 anni fa «ha cambiato la geografia e la storia dell'intero mondo».

La caccia al monumento controverso non si ferma al solo Colombo. A Chicago si sta rafforzando l'annosa richiesta di far sparire da un parco cittadino la colonna romana che Mussolini fece trasferire da Ostia, in memoria del volo transatlantico compiuto da Italo Balbo nel 1933. La dedica dice: «L'Italia fascista offre alla città di Chicago come simbolo dell'esaltante memoria che con audacia romana volò attraverso l'oceano l'11mo anno dell'era fascista». A chi gli chiedeva la sua posizione a riguardo, il sindaco della città Rahm Emmanuel ha risposto: «Come fate a chiedermi quel è la mia posizione sul fascismo? Sono contro il fascismo, punto e basta». La locale rappresentante della comunità italoamericana Lissa Druss ha cercato di lanciare una improbabile discussione sul dissenso di Balbo dalla svolta nazista di Mussolini, per ora con poco successo.


 
Ultimo aggiornamento: 27 Agosto, 10:46