Aveva dato una riposta di pancia, sbagliata e sgarbata, Elly Schlein, in reazione alla fuoriuscita dal Pd di 31 esponenti riformisti liguri, alcuni di un certo peso elettorale. E così, ieri, al comizio di chiusura della festa dell’Unità nazionale a Ravenna, ha corretto un po’ il tiro la segretaria del Nazareno: «Nel Pd, vogliamoci più bene tra di noi.
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Allo stesso tempo prova a spegnere i malumori: «Siamo un partito che unisce culture diverse». E cita, per dare una carezza ai riformisti e agli ex democristiani, un loro beniamino: «Ricordiamoci da dove veniamo e quali sono le nostre storie». Parole pronunciate a suo tempo da Aldo Moro. E ancora, per sottolineare quanto tiene al versante progressista e riformista doc, difende Paolo Gentiloni dagli affondi di Salvini e Meloni: «Contro di lui attacchi scomposti». Ecco, nel discorso della festa dell’Unità, Schlein cerca di darsi un profilo politico più accorto rispetto a quanto i suoi critici pensano di lei (una giovane movimentista inconcludente).
Schlein prova a ricucire, insomma. I suoi consiglieri le hanno fatto capire che, spingendo sul radicalismo, il rischio di spaccature e scissioni sarebbe forte e lei al momento sembra aver capito di dover frenare. «L’ambizione del Pd – incalza - è non solo unire storie e culture diverse, ma anche immaginare un progetto nuovo, un partito strutturato più a rete che a piramide. Tutti insieme siamo la forza del Pd, nessuno escluso».
Però, i cacicchi, i notabili del Pd, quelli che lo hanno gestito prima di lei continua a non amarli affatto. A sentirli come un ingombro. Confida un fedelissimo di Elly, uno dei più importanti nella gerarchia del partito: «Lei vuole, e ha ragione, che si candidino tutti alle Europee. Così si vede, anche tra i suoi critici, chi ha titolo cioè voti per parlare e chi invece rappresenta soltanto se stesso o vecchie culture superate e ormai inservibili ma che piacciano tanto ai media e al moderatismo italiano».
CANDIDATURE
Insomma, la segretaria vorrebbe vedere in campo Bonaccini per esempio (ma lui recalcitra) e Emiliano e altri governatori e ex governatori come Zingaretti, e big come Guerini e sindaci sia amici sia nemici del nuovo corso, compresi i capogruppo parlamentari (come Braga a Boccia, che sono super sostenitori di Elly, e disponibilissimi a correre per il Parlamento Ue). Ieri, al mattino, il deputato romano Roberto Morassut ha lanciato l’idea di una «grande manifestazione nazionale democratica» per l’autunno. E Schelin in serata: «Dobbiamo portare il partito accanto ai bisogni delle persone. Perciò il Pd, sulla sanità e sul resto, è pronto a scendere in piazza per una grande mobilitazione nazionale, è il nostro tempo, riprendiamoci il nostro futuro». Non sarà semplice affatto.