L'asse premier-Quirinale per negoziare il dossier europeo allontana il voto

Giovedì 6 Giugno 2019 di Marco Conti
L'asse premier-Quirinale per negoziare il dossier europeo allontana il voto
Il boccone è amaro e il tentativo di negare o camuffare la manovra correttiva è disperato, ma necessario per evitare che il governo deflagri. Dal Vietnam, dove è in missione, ci prova il premier Giuseppe Conte a rassicurare, più che gli italiani, i due vice visibilmente nervosi per la piega che rischia di prendere la trattativa con Bruxelles. Con la conferenza stampa di lunedì Conte ha chiesto, e ottenuto, da M5S e Lega la delega per trattare con l'Europa insieme al ministro dell'Economia Giovanni Tria. Ma Di Maio e Salvini hanno più di un'obiezione da sollevare alle richieste di Bruxelles.

La Ue boccia l'Italia sul debito, ma non chiude alla trattativa

LA MISURA
I due per non smentirsi a distanza di un giorno, hanno tenuto ieri toni molto bassi. I due vicepremier in questa fase hanno ripreso a parlarsi. Obiettivo concordare qualche paletto da mettere ai due mediatori. Nella lunga nota che a metà della giornata di ieri è uscita da palazzo Chigi, premier e titolare del Mef - sentiti i due vicepremier - forniscono una serie di dati che dovrebbero certificare come i conti della Commissione siano, se non sbagliati, poco centrati. Conte e Tria rimettono però sul piatto anche le due misure bandiera dell'esecutivo che pochi giorni fa erano stati oggetto di una feroce sollevazione contro Tria, e sfumano anche l'eventualità di una futura e costosissima flat-tax. Reddito di cittadinanza e Quota 100 rappresentano il cuore delle contestazioni della Commissione. La prima misura rientra tra quelle che, secondo Bruxelles, hanno fatto lievitare la spesa e il debito oltre il consentito. Le pensioni anticipate rappresentano invece il passo da gambero più evidente compiuto dall'Italia sul fronte del risanamento dei conti pubblici.
Accomunati dal problema, i due vicepremier cercano di mettere insieme una non facile strategia di contenimento all'asse Palazzo Chigi-Mef-Quirinale. Certificare con un passaggio legislativo la riduzione delle risorse destinate alle due misure di welfare, è ciò che chiede la Commissione. Per Di Maio e Salvini significherebbe però dover ammettere di aver sbagliato molto, se non tutto, nella manovra dello scorso anno. Il problema è che a Bruxelles non basta l'autocorrezione dei conti proposta da Tria e vorrebbe un impegno chiaro e certificato anche per il futuro sulla minore dotazione economica delle due misure. Di fatto servirebbe una legge che cambi l'ammontare delle risorse, destinando al ripianamento del debito anche i risparmi fatti quest'anno, ma i due vicepremier non vogliono. Per Di Maio significa sconfessare ulteriormente la notte del balcone e per Salvini dover ammettere di aver perso, prima di cominciarla, la battaglia in Europa per cambiare le regole.
Di Maio e Salvini si incroceranno oggi all'assemblea della Confcommercio e con Conte potrebbe vedersi domani anche se il consiglio dei ministri sul decreto sicurezza-bis, sembra destinato a slittare.
Conte in Europa vuole andare per evitare la monovra-bis sperando che l'impegno a ridurre le spese possa essere trasferito nella legge di bilancio di fine anno. Un passaggio che non sarà facile ottenere, anche perché M5S e Lega a Bruxelles non hanno chi può aiutare Conte e Tria non avendo riferimenti neppure nel Parlamento europep dove sono ancora a caccia di alleanze. Trattare sino all'ultimo, come accadde a dicembre dello scorso anno, con Moscovici e Juncker, ma non certo rompere è l'impegno che si è assunto Conte anche dopo i colloqui avuti con il Qurinale.

LA ROSA
Nella nota diffusa ieri pomeriggio il governo ha anche chiesto all'Europa di aspettare i dati aggiornati sui conti pubblici di luglio che fisserebbero l'indebitamento netto al 2,1%. Se così accadrà i tempi si allungano e tutto ciò contribuisce non poco a chiudere la finestra elettorale di settembre. Malgrado nella Lega - specie nella sua ala più nordista - sia fortissima la voglia di far saltare il governo e la legislatura puntando ad elezioni anticipate subito dopo l'estate, gli impegni e il calendario non aiutano. A dettare l'agenda non è solo «la porta aperta di Moscovici» e le misure da adottare per bloccare la procedura, ma anche la trattativa in corso a Bruxelles per la nomina dei commissari. Ieri l'altro, incontrando Di Maio al Quirinale, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella aveva avuto modo di sottolineare l'esigenza del Paese di avere un commissario Ue di livello. Ieri i grillini hanno contribuito a far circolare quello del sottosegretario Giorgetti, ma non si capisce ancora quale delega verrà assegnata all'Italia.
 
Ultimo aggiornamento: 13:14 © RIPRODUZIONE RISERVATA