I calendiani dicono di Renzi: «È pronto a prendere il posto di Berlusconi, buona fortuna». I renziani dicono di Calenda: «Sta per gettarsi nelle braccia di Schlein».
Da più parti, infatti, a Renzi arriva questo suggerimento di amici e sodali: «Devi fare un accordo con Berlusconi. Di questo tipo: lei, Presidente, fa il padre nobile di un nuovo partito, un grande Partito Repubblicano o il Partito della Nazione, e io faccio l’amministratore delegato». Dalla coppia Renzi-Calenda alla coppia Renzi-Berlusconi? Magari quest’ultimo tandem appartiene alla fantapolitica, ma di sicuro Matteo da sempre è stimato assai da Silvio - «Ha solo sbagliato dove collocarsi, non capisco come fa a stare a sinistra», ripete il Cav - e nel box numero 14 della terapia intensiva del San Raffaele vengono apprezzate le parole di affetto arrivate da Renzi e non sono piaciuti i toni delle dichiarazioni di Calenda sul futuro di Forza Italia considerato inesistente dal capo di Azione. Ma visto che Calenda vuole portare tutti i suoi «nelle braccia di Schlein», osservano dalle parti di Renzi, come crede che personalità moderate e di sangue ex berlusconiano quali Mariastella Gelmini e Mara Carfagna possano seguirlo su questo tragitto radicaloide? La Carfagna, appunto.
DISEGNI
A Renzi viene attribuito il disegno di puntare su Carfagna, donna e politica capace e stimata trasversalmente, come simbolo e guida di un nuovo partito liberale di massa, una post Forza Italia che scherzosamente viene chiamata Forza Italia Viva, e oltretutto per Matteo togliere Mara a Carlo sarebbe una soddisfazione particolare e se dovesse arrivare pure Mariastella sarebbe il massimo per lui. Ma, appunto, è presto per fare il gioco dei nomi. Ma non per esercitarsi in quello degli schemi. Esempio: Renzi in Friuli voleva l’accordo con Fedriga e con il centrodestra, in chiave molto territoriale e civica, ma ha fatto fare a Calenda e a lui attribuisce la sconfitta alle regionali. Proprio il flop del terzo polo in Friuli, dopo quello in Lombardia e nel Lazio, hanno fatto saltare la coppia che già scoppiava e la possibilità del partito unitario che Renzi in realtà non ha mai veramente voluto. Ora, più che le comunali di metà maggio (600 municipi al voto) dove i risultati non si annunciano stratosferici né per Azione né per Italia Viva, il derby Matteo-Carlo si giocherà alle Europee. Ed è escluso il fair play.