«Posso dire che domenica e lunedì vinceremo alla grande».
Regionali Lazio, il rush finale: la sfida tra i candidati su ambiente e sviluppo
Parole d'amore condivise anche dal premier. Per quanto Giorgia Meloni si appresti a spaccare per sempre gli equilibri lombardi surclassando Lega e Forza Italia a casa loro, la leader di FdI sottolinea infatti la «compattezza» con cui il governo sta lavorando, e incensa proprio il Cavaliere e il suo profilo da leader internazionale (quello che Silvio piace di più): «Il miglior ministro degli Esteri mai avuto» dice. Idem per Matteo Salvini: «Non lo dico per forma ma per sostanza. Maurizio, Silvio e Giorgia per me sono amici, non sono solo colleghi di lavoro».
Il clima è quello di una festa ma la sensazione è che l'equilibrio sia piuttosto fragile. Che la maggioranza al Pirellone sarà di FdI non ci sono dubbi, ma se le urne dovessero consegnare un risultato troppo largo e una giunta a forte trazione meloniana, il rischio di incidenti è elevatissimo. Già all'inizio della manifestazione la sfida interna è apparsa evidente. Quando una cinquantina di militanti di Fratelli d'Italia comincia a intonare l'inno di Mameli e un coro «Giorgia, Giorgia», i militanti leghisti, presenti in forza, provano a sovrastarli con un «Matteo, Matteo». A far terminare gli scricchiolii è Salvini che predica unità all'inizio del suo intervento: «Direi di gridare tutti insieme, Attilio, Attilio, un coro su cui siamo d'accordo tutti».
Da qui in poi la kermesse milanese è appunto l'esaltazione del centrodestra e dei meriti del governo. «Non siamo un partito unico ma ognuno porta il suo contributo. Il centrodestra - osserva il leader di Noi Moderati Maurizio Lupi - è nato qui e qui continuerà a governare». «Tra noi tre leader - aggiunge Berlusconi - non c'è solo comprensione ma profondo affetto. Meloni è gentile e di una capacità assoluta».
L'obiettivo del resto è comune: replicare il successo del 25 settembre 2022, confermando il primato del centrodestra. Salvini però, specie a Milano, ha bisogno di marcare il territorio. E quindi ringrazia ad uno ad uno i ministri lombardi per il loro lavoro, da Giancarlo Giorgetti (un nome notato da molti) a Roberto Calderoli e a Giuseppe Valditara. Sottolineando i successi ottenuti a Roma, proprio come nella Capitale, fanno anche i ministri di FI. Specie Elisabetta Casellati che annuncia: «La legge su Roma Capitale è quasi pronta..».
LE DUE ITALIE
Un po' come la premier che snocciola i risultati dei primi cento giorni: dalla battaglia del gas a livello europeo, al fronte sicurezza (nel pomeriggio Giorgia ha incontrato nella procura di Milano il sindaco Beppe Sala e il ministro Matteo Piantedosi per dare slancio al piano sicurezza nelle stazioni più grandi del Paese) fino al nuovo ruolo italiano sulla scena internazionale: «Ci dicevano sarete isolati, non mi daranno la mano. E invece ho stretto le mani, sono andata in Europa a dire non ho le antenne, non sono verde». Infine, su questa linea, la stoccata finale con la definizione di due Italie: «Ce n'è una che dice che siamo al baratro, al disastro, poi ce n'è un'altra, quella dei dati, che dice che lo spread è calato, la Borsa è sopra di 20 punti, le stime del Pil sono state riviste in alto, al più 0,6%, cala l'inflazione. Penso e spero che tutto questo sia grazie non dico a questo governo che è in carica da troppo poco tempo, ma all'ottimismo dei suoi cittadini. Diteci con il voto dell'11 e 12 febbraio - conclude tra gli applausi - qual è l'Italia vera».