Cambia il dna della Rai.
La modernità
Sergio è molto contento del lavoro fatto in questi sei mesi, da quando è cambiata la governance aziendale, e il Piano industriale 2024-2026 è il frutto di questo impegno: rientro dall’indebitamento, messa in sicurezza dei conti e investimenti strategici. Per cominciare: 120 nuovi assunti in Rai, giovani specializzati nel digital e nei new media, e nei prossimi anni, dopo queste prime immissioni, il numero degli ingressi sarà destinato ad aumentare. 225 milioni aggiuntivi vengono stanziati per il prodotto. Circa 190 deriveranno dalla vendita di quote di RaiWay ma la maggioranza societaria resta saldamente in capo a Viale Mazzini. La cessione del 14-15 per cento della società delle torri di trasmissione non pregiudica altre operazioni di valorizzazione che riguardano RaiWay e che sono quelle che hanno portato finora a una forte salita del titolo (ieri la piccola perdita del 4% in Borsa è fisiologica e non preoccupante).
E dunque, l’insieme di queste strategie di razionalizzazione e riorganizzazione porteranno risorse nelle casse, utili ad aiutare il bilancio e il rilancio. C’è questo e c’è molto altro e così sintetizza Sergio: «Affrontare con coraggio le sfide della digitalizzazione, garantendo la stabilità economica dell’azienda, valorizzando il nostro capitale umano di professionalità e rafforzando la missione di servizio pubblico. È questo l’obiettivo ambizioso che ci pone al fianco dei grandi player internazionali, proiettando la Rai verso il futuro».
Il riassetto
C’è inoltre un aspetto molto romano e molto importante in questo riassetto con sguardo al futuro. E riguarda Viale Mazzini. Dal 2025 al 2027 il quartier generale della Rai verrà completamente ristrutturato e riadattato: per diventare sostenibile e green. Un intervento radicale, che richiederà preventivamente lo spostamento in altre sedi sparse per Roma delle oltre 2000 persone che lavorano negli otto piani dell’edificio in Prati. Sulla temporanea dislocazione ancora non ci sono idee precise, ma l’ipotesi più concreta è che potrebbe essere il centro Tim in Via Oriolo Romano ad ospitare per lo più chi ora lavora a Viale Mazzini, a cominciare dai vertici aziendali. Per due anni il mitico Settimo Piano, dove siedono i super big, verrà trasferirà dunque in zona Cassia insieme a tutto il resto? Molto possibile. Anche perché la nuova location è pronta ad essere abitata: si tratterà soltanto di spostare scrivanie, computer e il resto in uno spazio non troppo lontano dalla sede storica. Poi si tornerà alla base. In questa riorganizzazione moderna della Rai, verrà anche ampliato il centro Biagio Agnes, ossia la cittadella radio-televisiva di Saxa Rubra dove verranno impiantati nuovi studi e spazi tecnologici secondo una logica di eco-sostenibilità. Tutto questo rientra in una filosofia aziendale che mette al centro di tutto i dipendenti, le professionalità interne e quel patrimonio tecnico e culturale di cui il servizio pubblico abbonda. Aumenteranno infatti, rispetto alle produzioni esterne, i format Made in Rai.
Tra management e Cda è stato fatto un lavorone. E infatti la presidente Marinella Soldi ringrazia tutti per aver condotto in porto questo Piano di trasformazione aziendale e produttiva. Che sarà, nei due anni di durata dei lavori di ristrutturazione del palazzo in Prati, anche un cambiamento geopolitico qui a Roma. Da Rai-Mazzini a Rai-Cassia (cambieranno i bar di riferimento, le trattorie dove si parla di politica televisiva, i ritrovi convivial-lavorativi) e ritorno. Un saluto al cavallo simbolo del palazzo televisivo, realizzato dallo scultore Francesco Messina, e un arrivederci a molto presto. In un’azienda che intanto con il Piano targato Sergio-Rossi cambia pelle e fa diventare ultra-moderna la prima industria culturale italiana.