A dir poco indispettito con Matteo Renzi, quasi certo di essere lui il vero obiettivo dell'ex premier ma allo stesso tempo convinto che il momento di tentare l'affondo non sia ancora arrivato. La giornata di Giuseppe Conte corre su questo binario mentre, a Montecitorio, Iv certifica il suo asse con l'opposizione sulla prescrizione. Non sono ore semplici per il presidente del Consiglio, costretto all'ennesima mediazione non tanto dai numeri della maggioranza al Senato - dove un appoggio dei «responsabili» resta sempre nell'aria - ma dalla convinzione di voler tener in vita quel progetto politico riformatore che darebbe vera linfa all'esecutivo. Un progetto che passa anche dal nodo delle alleanze alle Regionali tra Pd e M5S.
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È anche per questo che il capo del governo opta per non forzare. Eppure, lo scontro sulla prescrizione rischia di creare «un prima e un dopo» nel rapporto tra Conte e Iv.
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Fonti renziane, invero, smentiscono questi contatti. Anzi, in queste ore Renzi ha ripetuto ai suoi che non avrebbe alcun problema ad andare all'opposizione o comunque a sganciarsi dal governo. Ma alla fine Conte decide di togliere dal tavolo «l'esca» dell'emendamento sul lodo Conte bis. Una mossa che, al di là delle motivazioni tecniche, spiegano fonti di governo, indica un principio: quel rispetto della mediazione che, nella strategia di Conte, resta l'unico viatico per far decollare l'esecutivo. Tanto che, a Palazzo Chigi, definiscono quasi «surreale» la scena di ieri, con il premier al tavolo con il ministro Iv Elena Bonetti a discutere di Family Act e Italia Viva a dichiarare guerra al governo sulla prescrizione. «Così si galleggia, non si corre», osservano fonti di Palazzo Chigi. È un disegno organico, insomma, quello che vuole Conte. Un disegno che non contempla quell'appoggio dei «responsabili» (potenzialmente rintracciabili nel Misto o in FI) che pure potrebbe garantire la sopravvivenza del governo. Senza Iv, infatti, la maggioranza scenderebbe a quota 158, ad una mera manciata di voti dalla soglia 161.
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Chissà se anche di questo Conte parla con Roberto Fico a metà giornata, in un colloquio di due ore nell'ufficio del presidente della Camera. I due, si sa, condividono una visione molto simile sulla prospettiva politica dell'alleanza M5S-Pd di governo e il loro incontro, ufficialmente incentrato su «un periodico aggiornamento istituzionale», si rivela in realtà a tutto tondo. I venti di crisi si affievoliscono, ma non le tensioni tra Iv e il resto della maggioranza. Mentre nei corridoi di parlamentari diverse fonti di maggioranza evocano un rientro, al Senato, di qualche renziano tra le fila dei Dem. E le voci devono essere arrivate anche a Renzi se è vero che, alla congiunta dei parlamentari, l'ex premier abbia chiesto ad alta voce se qualcuno voglia tornare nel Pd. Nessuno ha risposto. Da qui all'approdo del lodo Annibali al Senato,insomma, si continua a navigare a vista con il rischio che la strategia della mediazione diventi mera utopia.
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