Pensioni, da Quota 41 alla fine della legge Fornero: il piano della Lega. Durigon: «2024 un anno chiave»

La lega continua a portare avanti i suoi due grandi obiettivi sulle pensioni, Quota 41 e l'abolizione della Legga Fornero. Due cavalli di battaglia anche con uno sguardo alle elezioni europee

Lunedì 15 Gennaio 2024 di Monica De Chiari
Quota 41 e abolizione legge Fornero, i cavalli di battaglia della Lega in fatto di pensioni

La Lega di Matteo Salvini rilancia sia Quota 41 che l'abolizione della Legge Fornero, entrambi da sempre, cavalli di battaglia leghisti. La prossima riforma delle pensioni dovrà essere «sostenibile per i conti e per il mercato del lavoro, con l'obiettivo di durare per i prossimi dieci anni».

A dirlo è stato Claudio Durigon, sottosegretario della Lega al ministero del Lavoro, in un'intervista a Repubblica. Quota 41 si farà, ha assicurato il leghista. Si tratta di andare in pensione quando si raggiungono i 41 anni di contributi versati, a prescindere dalla propria età anagrafica. Durigon ha aggiunto una parte importante, però: «Quota 41 con il ricalcolo contributivo».

 

La Lega sì a Quota 41 e abolizione legge Fornero

Con questo meccanismo, il periodo lavorato prima del 1996 verrebbe conteggiato con il metodo contributivo (cioè in base ai contributi versati) invece che con quello retributivo (basato sugli stipendi ottenuti). ll sottosegretario ha rivendicato che Quota 41 con il ricalcolo contributivo «è sempre stata la proposta della Lega». E ha specificato che il taglio sarà «minimo, perché nel tempo la porzione retributiva da ricalcolare è sempre più piccola».  Non si molla nemmeno sull'abolizione della legge Fornero. «Non abbiamo rinunciato ad abolire la legge Fornero: ci stiamo avvicinando» ha detto il sottosegretario leghista, «faremo una riforma delle pensioni per un decennio, incentivando a restare al lavoro nei settori in cui c’è bisogno. E favorendo l’uscita con 41 anni di contributi negli altri», sostiene il sottosegretario. Che dice che sulle pensioni «sarà un anno chiave». E la riforma sarà «flessibile e duratura. Non esistono riforme per sempre. Puntiamo a indirizzare i prossimi dieci anni. Faremo Quota 41, il cavallo di battaglia della Lega».

Insomma il no alla legge Fornero e Quota 41 rimangono entrambi «un obiettivo politico» della Lega che ne fa una lotta identitaria e che con questi due obiettivi guarda alle elezioni europee di giugno per portarli con se fino alle urne. Problemi però non mancano, finora tutti gli aspetti principali della legge Fornero sono ancora tutti in piedi. «Per cancellarla servirebbero enormi risorse», ha commentato il sottosegretario: «Con la riforma che faremo e con il peso via via minore delle pensioni retributive, anche quella legge morirà». Abolire la legge Fornero e introdurre Quota 41, due misure che Salvini persegue ormai da tempo, tanto che se ne parla persino nel programma elettorale con cui il Carroccio si è presentato alle elezioni nel 2018 e in alcuni post che risalgono a tempi addirittura meno recenti. Obiettivi che il leader leghista non è mai riuscito a realizzare nonostante gli anni a Palazzo Chigi, prima con il M5s e poi con la coalizione di centrodestra. Ai tempi del governo gialloverde la Lega riuscì sì a varare Quota 100, ma la riforma non ha retto alla prova del tempo ed è stata via via sostituita da misure meno esose per le casse pubbliche.

Le parole dell'opposizione

L'opposizione va all'attacco: «Nel giro di un anno di governo siamo passati dalle promesse di abolizione della Fornero al peggioramento delle condizioni di accesso alla pensione» dice Annamaria Furlan, senatrice Pd. «Sono riusciti nell’impresa che sembrava impossibile di far rimpiangere la legge Fornero». «Durigon torna a parlare di quota 41 con i tagli del ricalcolo contributivo. Stare al Governo significa fare un bagno di realtà, ma in questo caso sembra anche troppo». Chiara Appendino, vicepresidente del M5s, spiega che nel programma con cui la Lega si è presentata alle elezioni, «non c'è mai scritto che Quota 41 si farà (se si farà…) con il ricalcolo contributivo, che significa perdere il 20-25% dell'assegno pensionistico. Né, tantomeno, che sarà necessario lavorare più a lungo». 

Ultimo aggiornamento: 19:39 © RIPRODUZIONE RISERVATA