Israele accusa le femministe (anche italiane) di ignorare gli stupri di Hamas sulle donne ebree, filmati agghiaccianti

Venerdì 24 Novembre 2023 di Franca Giansoldati
Israele accusa le femministe (anche italiane) di ignorare gli stupri di Hamas sulle donne ebree, filmati agghiaccianti

Abigail, 34 anni, Noa, 40 anni, Sarah, 65 anni, Yael, 28 anni.

La lista potrebbe continuare a lungo: i nomi sono di fantasia ma non la loro età: sono le ragazze e le donne israeliane che sono state stuprate il 7 ottobre scorso dai terroristi di Hamas nei kibbutz messi a ferro e fuoco e al festival della musica. «Immagina se il tuo stupratore venisse poi chiamato “combattente per la libertà” e “patriota”». Con l'ashtag #Believeisraeliwomen, credi alle donne israeliane, è partita in tutto il mondo la campagna contro la violenza femminile e lo stupro usato (ancora una volta) come arma di guerra in riferimento alle decine e decine di vittime durante il Sabato Nero quando i miliziani seminarono morte terrore con la caccia agli ebrei. 

Shalom critica associazioni femminili per aver taciuto su stupri e femminicidi del 7 ottobre compiuti da Hamas

I filmati che sono stati recuperati e analizzati successivamente dai militari israeliani - e mostrati a diverse autorità internazionali - mostrano una ferocia senza pari: dopo gli stupri le donne sono state massacrate e, in alcuni casi anche bruciate. 

I filmati delle violenze sono stati ripresi dagli stessi miliziani con bodycam o con telefonini e poi diffusi sui canali Telegram come tanti orrendi trofei di guerra. Alcune ragazze che si sono salvate miracolosamente sono state prese in ostaggio e condotte a Gaza e tuttora sono detenute da quasi cinquanta giorni. 

Israele, donne stuprate, uccise e mutilate: orrore nei kibbutz. «Teste tenute in mano come trofei»

Israele in vista del 25 novembre ha denunciato con forza che le più importanti organizzazioni mondiali per la tutela dei diritti delle donne «non si sono accorte» che durante il Sabato Nero Hamas ha violentato, torturato e massacrato. Perchè? L'appello dell'ambasciata israeliana a Roma si è rivolto non solo all'Onu, ma a storiche associazioni femminili: da Differenza Donna, alla Casa internazionale delle donne di Roma, da Diredonneinrete, a Donnadonnaonlus, a Non una dimeno. Finora tutte silenti. La richiesta in occasione del 25 novembre, ricorrenza della Giornata Mondiale contro la violenza femminile, è di accendere i riflettori su quanto accaduto in 22 kibbutz.

Esiste anche un video - forse il più orripilante di tutti - in cui una bodycam addosso a un terrorista ha ripreso una giovane donna incinta stesa a terra a gambe divaricate: mentre è ancora viva, legata e imbavagliata, con un coltello le viene estratto il piccolo feto e successivamente le viene amputato con un coltello un seno e poi viene uccisa.

I veicoli della Croce Rossa con a bordo gli ostaggi israeliani lasciano Gaza

Alcuni giorni fa Assita Kanko, una europarlamentare fiamminga, ex giornalista e attivista, ha rivolto un discorso all'assemblea in cui chiede «alle femministe occidentali» il perchè rimangono stranamente silenziose davanti agli stupri sulle israeliane. «Allora non dovreste proprio chiamarvi femministe. State in silenzio solo perchè sono ebree? Non vi importa di tutte le donne o solo di alcune?». Poi Kanko chiede conto di tanti denari europei finiti nella Striscia di Gaza. «A cosa sono serviti?»

Il clima silente e pesante fa infuriare anche Dalia Ziada, egiziana, scrittrice famosa e direttrice di MEEM, un centro studi sul Medio Oriente. Tre settimane fa aveva rilasciato una intervista a un think thank israeliano e da allora è minacciata reiteratamene sui social. La hanno accusata di essere una spia, un elemento che minacciava la sicurezza nazionale del suo paese solo perchè aveva condannato i crimini di Hamas contro i civili israeliani il 7 ottobre. 

«Confido nel "soft power" del Papa per liberare mia cugina Karina», i familiari degli ostaggi israeliani in Vaticano
 

Su Shalom, il periodico della Comunità ebraica romana, è stato pubblicato un articolo in cui vengono accusate le principali associazioni femminili italiane per avere quasi taciuto, minimizzato o addirittura non ignorato la sequela di femminicidi  e stupri accaduti il 7 ottobre nei kibbutz. «Questo silenzio assordante è una pagina nera della storia delle associazioni che in questo paese si sono battute e si battono contro i femminicidi, per la gender equality e per la causa delle donne. È però un silenzio che ci dice molto – si legge - Perché ci parla di istituzioni che non riescono a vedere le vittime, se condannare i colpevoli significa intaccare la storia che da anni appoggiano, raccontano e finanziano». 

Secondo Shalom quelle rare volte che gli stupri sono stati evidenziati hanno incluso di seguito affermazioni relative alla descrizione delle condizioni dei palestinesi a Gaza sotto i bombardamenti. «Un modo puerile per giustificare, ma senza farlo espressamente, le azioni terroristiche. Un modo vigliacco, cerchiobottista e inopportuno». Eppure ci sono casi in cui si deve condannare e basta. Senza aggiungere altro. A nessuno verrebbe in mente di giustificare uno stupro in Italia con dei “ma” (...) 

“Oxfam, Save the Children, Amnesty ma anche personalità come la Boldrini – si legge ancora - cosa direbbero se dei terroristi entrassero in un’università italiana e si mettessero a stuprare, mutilare e uccidere le studentesse dopo aver ucciso i loro compagni?»

Stamattina, in vista del corteo organizzato a Roma dal gruppo femminista storico Non una di meno - dove si prevede un profluvio di bandiere palestinesi pro Hamas - è partito una raccolta firme on line e un appello dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (Ucei). La prima firmataria, Noemi Di Segni, chiede alle donne di movimentarsi "tutte unite senza distinzioni di orientamento politico, fede religiosa, nazionalità affinché vi sia rappresentazione veritiera della violenza subita, del dolore nella solitudine, e nella ricerca di giustizia, con l’impegno all'educazione e alla trasmissione di una cultura che riconosce e abbraccia il sapere e saper fare femminile. Lottare assieme affinché in nome della religione, abusata anch'essa, la violenza perpetrata sulle donne, anche in seno alle mura domestiche verso mogli, figlie o sorelle, sia superata. Ci uniamo al silenzioso grido di tutte coloro che il 7 ottobre hanno subito crimini di guerra, violentate e stuprate in quanto donne, in quanto israeliane, in quanto ebree".

Ultimo aggiornamento: 25 Novembre, 11:40 © RIPRODUZIONE RISERVATA