GERUSALEMME - «Ho trovato gande comprensione per quello che sta accadendo in Italia». La questione immigrazione irrompe nei colloqui del Vicepresidente del Consiglio e Ministro degli Esteri Antonio Tajani in Israele. «Non può essere solo un nostro problema”.
Le aree di sofferenza e di crisi sono molte dal Nordafrica, al medioriente, la Siria, all’Africa subsahariana, alla grande regione dei laghi e al Corno d’Africa, Etiopia e Somalia .Le zone sotto il controllo “inquietante”dei mercenari filorussi della Wagner vanno dalla Libia alla Siria e dal centro dell’Africa dove i flussi alimentati da guerre , siccità e carestie sembrano inarrestabili.
Con la visita di Tajani in Israele si chiude – almeno idealmente- un cerchio che si era aperto una settimana fa con gli incontri del presidente del Senato La russa a Gerusalemme e soprattutto con la visita a Roma di Beniamin Netanyahu . Al centro la volontà di rinsaldare un legame antico e solido, le comuni preoccupazioni per la politica nucleare dell’Iran , l’impegno a rinvigorire la collaborazione politica e nella lotta al terrorismo. E poi la volontà di aprire la strada a nuovi mercati e agli scambi sul fronte della tecnologia, dell’Hi tech, della cyber-security, alla difesa, all’industria dello spazio e alle start up.
E infine, il discorso sull’energia: Israele dispone di risorse ingenti, l’Italia aspira ad assumere un ruolo di hub di raccolta e smistamento per l’ approvvigionamento europeo. In mattinata Tajani ha visitato il Museo della shoah, lo Yad Vashem affidando le sue emozioni ad un breve messaggio: “l’Italia china il capo davanti a milioni di vittime innocenti “ e poi il monito “Mai più” e l’invito a fermare ogni rigurgito antisemita. Nel pomeriggio la visita a Ramallah e l’incontro con Abu Mazen e i vertici dell’autorità palestinese per ribadire la posizione italiana , fermezza contro il terrorismo e ricerca di una soluzione negoziale per arrivare a “ due popoli e due Stati”