La legge di bilancio arranca, la Ragioneria ha chiesto ben 44 correzioni per mancanza di coperture e la fiducia si voterà solo domani.
Nel salotto di Bruno Vespa, l’esordio della premier è sul personale: «Gli italiani non si aspettano che tu faccia dei miracoli, sanno che la situazione è difficile e che non può cambiare tutto da un giorno all’altro. Si aspettano di vedere che quello che fai, non lo fai perché devi qualcosa a qualcuno, ma lo fai perché è giusto. E io intendo fare quello che è giusto, pur calpestando i piedi a qualcuno, nell’interesse della nazione». Ancora: «Se saremo capaci di cambiare l’Italia ce lo dirà la storia. Non ho paura di farlo. So a cosa vado incontro, so quali sono i poteri con i quali ho a che fare, le incrostazioni. So che è un lavoro difficilissimo, incontreremo molte trappole in questo percorso. Ma so anche che è alla portata».
Come in una letterina a Babbo Natale, Meloni descrive il Paese che si aspetta di trovare tra cinque anni: «Più ottimista. Un’Italia che si fidi delle sue istituzioni. Penso che abbiamo mille problemi, poi guardi i dati dell’economia e ti accorgi che nell’ultimo trimestre siamo cresciuti più di tedeschi, francesi, spagnoli». Insomma, «è mancato l’ottimismo, un po’ di sano orgoglio» nazionale. «Non siamo l’eterna Cenerentola». «Cosa temo? Non sono una che si spaventa, l’unica cosa che mi spaventa è deludere». E le manifestazioni dei sindacati? «Li rispetto, come rispetto tutti. Ma qualcuno pensa davvero che mi spaventino le manifestazioni?».
La notizia più importante che salta fuori da “Porta a Porta” è la linea sul Mes, fin qui tenuta segreta nonostante l’Italia sia l’ultimo Paese a non aver ratificato la riforma del “Fondo salva Stati”: «Non è un grande tema, ne discuterà il Parlamento. Se siamo gli unici che non approvano la riforma blocchiamo anche gli altri». Dunque, arriverà il via libera. Ma il governo non chiederà mai soccorso al Mes: «Finché io conto qualcosa, l’Italia non accederà al Fondo. Lo posso firmare con il sangue». Per poi sottolineare: «Ci chiediamo perché il Mes non è mai stato usato da nessuno? Perché le condizionalità sono troppo stringenti e perché il Mes è un creditore privilegiato. Cioè in caso di difficoltà è il primo a dover essere restituito. Vorrei capire se c’è un modo per cui il Mes sia un fondo utile e che non rischi di metterci un cappio»: lo sbarco a Roma della famigerata troika, quella che ha messo in ginocchio la Grecia.
IL RDC E I MIGRANTI
C’è poi un passaggio sul Reddito di cittadinanza: «Lasciamo la massima tutela a tutti coloro che non possono lavorare, agli over 60 e a chi è senza reddito e ha minori a carico. Ma non a chi insegue il lavoro dei sogni. Chi lo fa non può pretendere che lo mantenga lo Stato». Un altro sul Pos: «È ingiusto imporne l’uso agli esercenti per importi bassi. Se fallirà la moral suasion sull’azzeramento delle commissioni bancarie, potremo considerarle un extra-gettito, tassarle e usare quella tassazione per aiutare gli esercenti». La chiusa è sui migranti, con Meloni che rivendica lo scontro con la Francia («prima era solo l’Italia a far sbarcare la navi Ong»), dice di non aver problemi a incontrare Emmanuel Macron («mica siamo alle elementari») e ribadisce la linea dei porti chiusi, o quasi: «I migranti che accogliamo sono banalmente quelli che hanno i soldi da dare agli scafisti».