Mediaset, quale futuro? Patto tra Giorgia Meloni e Marina Berlusconi per difenderla: dal governo scudo contro gli assalti al gruppo

Per il premier cruciale la continuità di FI. Anche per contare di più a Bruxelles

Giovedì 15 Giugno 2023 di Mario Ajello
Mediaset, quale futuro? Patto tra Giorgia Meloni e Marina Berlusconi per difenderla: dal governo scudo contro gli assalti al gruppo

Il bacio, l’abbraccio, l’esibita sintonia tra le due l’altro giorno al funerale del Cavaliere hanno impressionato tutti. Ma dietro quelle effusioni, c’è molto di più di un rapporto personale tra donne che si stimano. C’è il concretissimo e sostanzioso - perché fatto di ragioni politiche ed economiche di peso - Patto della Telefonata tra Giorgia Meloni e Marina Berlusconi.

Si chiama così, negli ambienti del centrodestra, questa forte intesa in quanto nacque da quella chiamata che il capo del governo fece a suo tempo alla figlia del Cavaliere per fermare i fendenti del padre che, contestando la linea sull’Ucraina arrivò a dire: «Se fossi in Meloni, non andrei a incontrare Zelensky».

Giorgia-Marina, la telefonata

Giorgia telefona a Marina, Marina le dice che il governo avrebbe dovuto dare un forte segnale di vicinanza al Cavaliere per rabbonirlo e Palazzo Chigi, a meno di un’ora dall’inizio dell’ultima udienza al processo Ruby ter, dove l’ex premier era imputato, ordina all’Avvocatura dello Stato di ritirare la costituzione di parte civile. E lancia il primo ramoscello d’ulivo. Ecco, sono due donne di estrema praticità Giorgia e Marina e da allora il Patto della Telefonata sta avendo, prima e dopo la morte del Cavaliere, continui sviluppi. Per Marina, «Giorgia è la sola leader possibile del centrodestra, e dunque la sua stabilità è anche la nostra stabilità». Per Giorgia, senza il sostegno di Marina non c’è il sostegno di Forza Italia. 
E così, hanno bisogno e vogliono avere bisogno l’una dell’altra. Marina ha imparato dal padre, e dal realismo in purezza di Gianni Letta e di Fedele Confalonieri, che le aziende di famiglia hanno sempre necessità di protezione politica. Che cosa c’è di meglio di stare al centro del potere governativo, con quel che resta di Forza Italia, per difendere Mediaset per esempio dalle mire di Vivendi e già il melonianissimo Donzelli ha detto che saranno pronti a far scattare la golden power, se ce ne fosse bisogno, di fronte ad attacchi francesi? Da tempo tra la famiglia Berlusconi e gli ambienti di governo vanno avanti interlocuzioni dirette e indirette (Gianni Letta e non solo) e scambi di informazioni sul futuro del colosso di Cologno Monzese, su possibili vendite, su potenziali acquirenti stranieri. Avere lo scudo governativo per resistere, per rafforzarsi e per espandersi in Europa, per l’impero di Marina e Pier Silvio, è fondamentale. 

Così come è fondamentale per Meloni poter avere in Forza Italia un aggancio in Europa, e si impegnerà anche lei - in nome dell’esigenza di avere un «centrodestra a raggio più largo possibile» - a far superare e non di poco lo sbarramento del 4 per cento agli azzurri nelle elezioni europee del 2024. E naturalmente, agli occhi di Giorgia, Forza Italia funge anche come tramite verso il Ppe per la grande operazione, o il sogno, di portare alla guida della Commissione di Bruxelles l’alleanza tra il suo gruppo dei Conservatori e Riformisti e i popolari di Weber che è il gran sodale di Tajani e di Fitto. In via della Scrofa aggiungono: «Oltretutto il moderatismo europeista degli azzurri, è prezioso per non sbilanciare la coalizione e per lasciare troppo spazio a Salvini».
Sempre a destra, c’è chi azzarda questo scenario: visto che si dovrà votare per le suppletive, cioè per assegnare il seggio Monza-Brianza del Senato, lasciato vacante da Berlusconi, non sarebbe la cosa più semplice e forte presentare Marina o Luigi? Questo in ogni caso lo dovrà decidere Forza Italia, a cui spetta quel collegio di enorme rilevanza simbolica, e si starebbe pensando anche a Alfredo Messina, tesoriere del partito ed ex senatore ma guai scartare a priori il Carramba che sorpresa con la primogenita o l’ultimogenito seduti nello scranno di Silvio. Ma intanto Marina è di fatto già in politica. Ha ereditato come consigliera colei che già lo è stata di suo papà, ovvero Marta Fascina, e l’obiettivo di un successo alle Europee, da costruire insieme a Letta e Tajani, è fattibile. 

 

I nodi

Il Patto Giorgia-Marina - che già ha sancito via Pier Silvio la pax televisiva, ossia assoluta fedeltà al governo nelle trasmissioni Mediaset e massima presenza in video agli esponenti di FdI - finirà per investire temi concretissimi come il riconoscimento del tax credit ai prodotti cinematografici, televisivi e audiovisivi: Mediaset vorrebbe che si applicasse anche all’emittente, cioè a sé stessa, e non solo alle società di produzione. Il Patto della Telefonata non solo serve a far sopravvivere politicamente il brand Berlusconi ma anche a dimostrare che l’Italia ci tiene ai suoi campioni sul mercato economico globale. Del resto proprio Meloni l’altro giorno ha scritto: «Berlusconi ci ha lasciato in eredità il principio della difesa dell’interesse nazionale e noi ne faremo un buon uso». La realpolitik al femminile si è insomma presa la scena e il retroscena.

Ultimo aggiornamento: 16 Giugno, 10:58 © RIPRODUZIONE RISERVATA