Non ci sarà alcun campo largo in Piemonte, ognunoper la propria strada. E lo stesso può capitare anche in Basilicata. L’intesa (ri)trovata tra Partito Democratico e Movimento Cinquestelle in Sardegna prima e in Abruzzo (qui con l’aggiunta anche dei “centristi”) rischia di sfumare già nelle prossime due regioni attese al voto. In Piemonte, dove le urne aprono l’8 e il 9 giugno (election day con le Europee), il divorzio è già certo. Tutta “colpa” del Pd che, dopo aver sfogliato la margherita tra Gribaudo e Valle, alla fine ha puntato su Gianna Pentenero, il nome scelto in extremis dai dem per contendere la vittoria al governatore uscente di centrodestra, Alberto Cirio. Nome non gradito a M5S, anche perché Pentenero, che pure ha un profilo “di sinistra” (aveva anche solidarizzato con il centro sociale Askatasuna, considerato la centrale dell’antagonismo italiano), fa parte della giunta Lo Russo. E a Torino, a livello comunale, Pd e M5S sono come cani e gatti, dai tempi di Fassino prima e Appendino poi. Cinquestelle, così, si è sfilato e ha annunciato per i prossimi giorni l’avvio di un percorso per la scelta di un proprio candidato malgrado la porta lasciata aperta dal Pd, disponibile a dialogare con le altre forze politiche.
In Basilicata (qui si vota il 21 e 22 aprile) si è invece già ritirato Domenico Lacerenza, il candidato scelto pochi giorni fa dal centrosinistra da opporre all’uscente Vito Bardi (FI, FdI, Lega).
Le faide
In Piemonte il Pd era diviso al suo interno e aveva le ore contate. In assemblea regionale c’erano due mozioni, quella del bonacciniano Daniele Valle, vicepresidente di minoranza del Consiglio regionale; e quella di Chiara Gribaudo, vicepresidente Pd, gradita alla Schlein e in lieve svantaggio su Valle. Alla fine la scelta è caduta su un nome a sorpresa: Gianna Pentenero, 50 anni, educatrice in una cooperativa, ex assessore regionale all’Istruzione con Mercedes Bresso e Sergio Chiamparino, attualmente assessore al Lavoro nella giunta Lo Russo. Un colpo di scena favorito «da uno scenario unitario» maturato in assemblea. Così lo ha definito il segretario regionale Domenico Rossi: «C’è stata la disponibilità di Gribaudo e Valle non tanto di fare un passo indietro, questo non lo chiederei mai, ma a fare un passo di lato». E via libera per Pentenero.
Gli architetti della trattativa sono stati Davide Baruffi e Igor Taruffi, responsabili enti locali organizzazione del Pd: «Non è un punto di arrivo ma di partenza. Lavoriamo per costruire l’alleanza più ampia con tutte le forze politiche e civiche che non si riconoscono nella destra». Il leader M5S Giuseppe Conte, appresa la notizia mentre era a Napoli, si è detto sorpreso: «Non ne ero informato, valuteremo internamente e sentiremo anche il Pd. In Piemonte si è creato un tavolo di confronto faticoso, poco fa alle elezioni per il Comune di Torino il Pd ha preso una strada e il M5S un’altra. Quindi ci sono delle difficoltà». Più netto il M5S locale: «La decisione cozza col dialogo che, seppur tra difficoltà e differenze, era stato intavolato in trasparenza e franchezza. Nei prossimi giorni avvieremo un percorso per la scelta di un nostro candidato».
Il caos lucano
In Basilicata, dove si vota ancora prima, il caos è pure più grande. Lacerenza, primario di Oculistica nominato appena mercoledì, aveva l’appoggio di Pd, M5s, +Europa e Verdi-Sinistra ma non di Azione e Italia Viva. Da qui il ritiro della sua candidatura: «Avevo dato la mia disponibilità ma non posso non registrare le reazioni che ci sono state in seguito». Pesava in particolare il no di Azione che in Basilicata vale il 10% grazie all’ex governatore Marcello Pittella, polemico per la scelta “romanocentrica” di Schlein e Conte. Il centrosinistra deve ricominciare da zero e non sarà semplice, anche perchè IV ha ormai scelto Bardi. «Lo sosteniamo per il bene della regione», conferma Paita che ha annunciato un patto programmatico con il governatore uscente. Calenda non vuole i 5S: «Stanno distruggendo il centrosinistra, il Pd li lasci e costruisca un’alternativa seria».