Elezioni politiche 2022 - Il suo blog, fino a non troppo tempo fa consultato quotidianamente da parlamentari in cerca della linea da seguire, negli ultimi giorni ha osptitato interventi su argomenti come l'«energia pulita dallo spazio», le «lenti a contatto intelligenti per diagnosticare il cancro» e le «foreste urbane del futuro». Di pensioni, reddito di cittadinanza o altri temi di battaglia elettorale, neanche l'ombra. Si è eclissato, Beppe Grillo. Scomparso dai radar della politica ormai da diverse settimane. Da quando, appena cominciato lo scontro sulle liste grilline, impose il suo diktat al presidente del M5S, Giuseppe Conte: «Niente terzo mandato per i parlamentari uscenti», fu la linea.
Il fondatore potrebbe tornare in campo il 23 settembre, dicono i rumors. Ospite d'onore all'evento finale della campagna elettorale dei cinquestelle, con il palco previsto in piazza Santi Apostoli, storica location della sinistra nel cuore di Roma. Salvo ripensamenti, s'intende, costantemente all'ordine del giorno quando il soggetto è l'Elevato. Ed ecco che, come sempre quando si tratta di Beppe Grillo, fuori e dentro il Movimento è partita la gara a interpretare questo lungo silenzio dell'ex comico. «E' in rotta con Conte», suggerisce qualcuno. «Non vuol mettere la faccia su un disastro annunciato alle urne», fa eco qualcun altro.
Ipotesi che trovano riscontro nei sondaggi, che seppure segnalano una lenta risalita del M5S, mostrano inesorabilmente che i livelli di consenso attuali (attorno al 10-12 per cento) sono ben lontani dal record segnato quattro anni fa (32,7). E poi c'è il tema del rapporto con l'avvocato, sempre in bilico tra il bello («ci sentiamo tutti i giorni», ripeteva Conte alla vigilia della crisi di governo) e il cattivo tempo. Soprattutto dopo il blitz (fallito) del fondatore per imporre, oltre che il divieto al terzo mandato, anche lo stop alle pluricandidature. E provare a favorire il ritorno in campo dei due campioni della linea del "Vaffa", Alessandro Di Battista e Virginia Raggi, poco o per nulla graditi all'ex premier.
Ed ecco che le letture maliziose si sprecano. «Può darsi che non voglia farsi vedere con Conte per tenersi le mani libere nel caso in cui debba silurarlo, dopo il voto», si ragiona a denti stretti in ambienti pentastellati. Un regolamento di conti interno, insomma, che potrebbe farsi (molto) più sbrigativo qualora il Movimento alla fine non dovesse superare l'asticella considerata minima per la sopravvivenza del leader, il 10 per cento.
Ma il personaggio è istrionico, si sa. E in molti, dentro i 5S, sperano che alla fine, a tirar fuori il coniglio dal cilindro di una campagna elettorale giudicata da molti fin troppo piatta e schiacciata sugli argomenti del buon governo di Conte durante la pandemia, arrivi proprio lui, con qualche colpo di teatro a effetto. L'Elevato. Che per il momento, invece, tace.
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