Green Pass obbligatorio, i giuristi: «Soluzione prevista dalla Costituzione»

Sabato 24 Luglio 2021 di Michela Allegri
Green Pass obbligatorio, i giuristi: «Una soluzione prevista dalla Costituzione»

Rendere obbligatorio il Green pass per i lavoratori, chiederne l'esibizione prima di entrare in fabbrica e in ufficio.

E conseguenze più o meno gravi in caso di rifiuto di sottoporsi alla vaccinazione, che vanno dal cambio di mansioni al trasferimento, dalle ferie coatte fino alla risoluzione del contratto. La proposta partita da Confindustria, e sulla quale ora sta lavorando il Governo, divide: i sindacati sono sul piede di guerra, lamentano la violazione dei diritti fondamentali e anche della privacy. In realtà, si tratta di una soluzione prevista dalla Costituzione, che consentirebbe di tutelare la collettività. Ma è necessario un intervento del legislatore: serve una legge emanata dal Parlamento, che stabilisca criteri, divieti e sanzioni.

«È una misura ragionevole e consentita - spiega Giovanni Maria Flick, giurista, accademico ed ex presidente della Corte costituzionale - Lo Stato può obbligare i cittadini alla vaccinazione, se l'obbligo viene posto con una legge e se ci sono le condizioni per rispettarla. Per esempio, l'obbligo non può valere per chi non è in grado di vaccinarsi per ragioni di salute». L'articolo 16 della Costituzione prevede infatti la possibilità di limitare la libertà di circolazione per ragioni di sanità, e queste limitazioni devono essere previste dalla legge. «È un concetto diverso dalla limitazione della libertà personale - spiega Flick - Una norma generale fondamentale stabilisce che la libertà personale è inviolabile ed è limitabile solo nei casi previsti dalla legge, tramite il controllo e l'intervento di un giudice. Una cosa diversa è la limitazione della libertà di circolazione per ragioni di sanità che, ad esempio, potrebbe portare al divieto di entrare al lavoro se non sono state prese precauzioni, come il vaccino, adeguate ad evitare che altri siano in condizione di pericolo».

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L'articolo 32 della Costituzione stabilisce infatti che la salute è un diritto fondamentale di tutti i cittadini e, per questo motivo, il datore di lavoro ha il dovere di garantire ai dipendenti lo svolgimento delle loro mansioni in un ambiente salubre e sicuro. «Il problema diventa l'accordo tra la libertà del singolo e il rispetto del diritto degli altri - prosegue Flick - Sempre l'articolo 32 stabilisce che non si può imporre un trattamento sanitario, tranne in casi previsti dalla legge. Per rendere obbligatorio il vaccino, in via generale, serve quindi una legge emanata dal Parlamento, che stabilisca in quali casi la libertà di circolazione può essere limitata. La limitazione, inoltre, deve essere adottata con principi di ragionevolezza e proporzionalità, non di discriminazione».

All'obbligatorietà del Green pass per accedere al lavoro, quindi, non ci sono ostacoli costituzionali. Un principio è fondamentale, spiega ancora il costituzionalista: «Invocare la libertà personale nel rifiutare la vaccinazione non è consentito dalla Costituzione stessa. Il singolo può esercitare il suo diritto di libertà, ma può farlo fino a quando la sua scelta non va a danneggiare terzi. Il Green pass, oltretutto, è un'agevolazione, già riconosciuta a livello europeo per gli spostamenti, perché consente di dimostrare l'adempimento alla prescrizione di immunizzazione e l'assenza di limitazioni».

 

LA COLLETTIVITÀ

Anche secondo Enzo Cheli, giurista, costituzionalista e accademico, «si tratta di una proposta fattibile. L'articolo 32 della Costituzione tutela la libertà individuale, ma definisce la salute come bene collettivo. Già in passato sono state imposte vaccinazioni. Tutelare la salute è nell'interesse della collettività. L'operazione Green pass anche sul luoghi di lavoro è fattibile e costituzionale, le condizioni ci sono». Ma lo strumento per attuarle non può essere amministrativo: «Per dare al privato un potere di questo tipo deve intervenire il legislatore».

REQUISITO NECESSARIO

La pensa allo stesso modo anche il presidente emerito della Consulta, Cesare Mirabelli, che sottolinea che «la Costituzione prevede la possibilità di trattamenti sanitari obbligatori, ma deve essere un obbligo proporzionato all'obiettivo. La novità è che in questo caso il vaccino diventa un requisito per svolgere determinate attività». Mirabelli specifica che «la Costituzione stabilisce che la salute è un diritto e le limitazioni sono consentite, se il fine è un beneficio comune. In questo caso, ci sono le condizioni per una vaccinazione obbligatoria generalizzata. Nelle aziende, oltretutto, il datore di lavoro ha il dovere di tutelare la salute dei dipendenti. L'obbligo di vaccinazione potrebbe essere differente a seconda del tipo di mansione e del livello di sicurezza e di contatto con pubblico e colleghi». La vaccinazione, spiega ancora Mirabelli, diventerebbe «un requisito necessario, un onere per svolgere un'attività». Una regola, insomma, come quella che stabilisce la necessità di indossare il casco per andare in moto, o di rispettare i limiti di velocità.

 

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