Riconfermato per un secondo mandato al ministero per i Rapporti con il Parlamento, il bellunese Federico D'Incà, era stato «promosso» nell'esecutivo Conte II dopo essersi fatto notare come uomo della mediazione nel Movimento.
È stato anche componente della Commissione Bilancio, Tesoro e Programmazione, del Comitato per la Comunicazione e l'Informazione Esterna, del Comitato di Vigilanza sull'Attività di Documentazione, del Comitato per gli Affari del Personale, del Comitato per la Sicurezza. Nato il 10 febbraio 1976, sposato e con una figlia, laureato in Economia e Commercio all'università di Trento, D'Incà ha un passato da analista di sistemi informatici e quindi da caposettore in una società della grande distribuzione. Il suo ingresso in politica risale a prima del boom del M5S, quando si presentò nella località in cui risiedeva, Trichiana, con una lista civica. Quindi, l'abbraccio con il Movimento di Beppe Grillo e l'elezione nel 2013 a Montecitorio.
Nel 2017, in Veneto, si fa notare come uno dei promotori in prima linea del referendum per l'Autonomia. Quando nel 2018 viene rieletto alla Camera, si schiera tra quanti nel Movimento erano critici del governo giallo-verde. Sul suo sito personale si definisce «vicino al pensiero di Adriano Olivetti, lettore appassionato di politica economica e di filosofia, interessato al mercato finanziario e all'economia reale». Ma il neo-ministro ha anche un altro hobby: coltivare ortaggi e verdure, nel suo orto nel bellunese.