Caso Fausto e Iaio, la Procura di Milano riapre il fascicolo sulla morte dei due giovani. Nel 2000 l'archiviazione

Dopo 24 anni dall'archiviazione la procura di Milano ha deciso di riaprire il fascicolo sul caso dell'omicidio di Fausto Tinelli e Lorenzo (Iaio) Iannucci. La decisione è stata presa dopo una lettera inviata dal sindaco di Milano Giuseppe Sala

Martedì 16 Gennaio 2024 di Monica De Chiari
Caso Fausto e Iaio, la Procura di Milano riapre il fascicolo sulla morte dei due giovani. Nel 2000 l'archiviazione

La Procura di Milano ha deciso di aprire un nuovo fascicolo sul caso dell'omicidio irrisolto di Fausto Tinelli  e Lorenzo, detto Iaio, Iannucci, i due giovani militanti di sinistra uccisi il 18 marzo del 1978 in via Mancinelli al Casoretto.

La decisione è stata presa dopo la ricezione della lettera firmata dal sindaco di Milano Giuseppe Sala con cui ha chiesto di riaprire le indagini sugli esecutori materiali mai individuati dei due ragazzi vittime di un agguato a pochi passi dal centro sociale Leoncavallo, che entrambi frequentavano. 

Le indagini, durate 22 anni, erano state archiviate nel 2000 dalla giudice Clementina Forleo “pur in presenza dei significativi elementi indiziari a carico della destra eversiva ed in particolare” degli allora indagati Massimo Carminati, Mario Corsi e Claudio Bracci: tutti membri, negli anni Settanta, nei Nuclei armati rivoluzionari, un’organizzazione terroristica di stampo neofascista. Il nuovo fascicolo, a modello 45, è stato affidato al procuratore Marcello Viola e ai pubblico ministero della sezione distrettuale antiterrorismo Leonardo Lesti e Francesca Crupi. La richiesta di Sala aveva fatto seguito a una mozione approvata all'unanimità dal Consiglio comunale il 29 maggio 2023, su proposta di Rosario Pantaleo, consigliere del Partito democratico.

 

La vicenda

I due vengono uccisi con 8 colpi di pistola in via Mancinelli. Lorenzo muore sul colpo, Fausto durante il trasporto in ospedale. Fu Marisa Biffi, una donna che stava andando in parrocchia con le due figlie, a testimoniare quello che accadde: sul marciapiede che stava percorrendo vide tre ragazzi di circa vent’anni, in piedi, e poco distante da loro un altro ragazzo che si teneva lo stomaco e che si accasciava per terra. Poi sentì tre colpi ovattati e vide uno dei tre giovani sparare con una pistola nascosta dentro un sacchetto di plastica. Infine vide i tre ragazzi scappare a piedi verso via Leoncavallo, accorgendosi solo in un secondo momento che a terra c’era il corpo di un altro ragazzo. Le analisi sui proiettili estratti dai corpi di Fausto e Iaio dissero che erano calibro 7,65 e che tutti erano stati esplosi dalla stessa arma, una Beretta 34. Il colpevole dell’omicidio non è stato mai trovato. 

Le indagini

I due giovani stavano conducendo un'indagine sullo spaccio di eroina nei quartieri della periferia est di Milano: Casoretto, Lambrate e Città Studi. Ma solo successivamente si scoprì che lo spaccio di droga in quelle zone era gestito da ambienti della malavita organizzata legata all'estrema destra. Carminati, Corsi e Bracci furono gli unici tre indagati, tutti riconducibili ai Nar, Carminati era inoltre legato alla banda della Magliana. La polizia parlò subito «di un regolamento di conti» per questioni di droga, ma la pista dello spaccio non portò da nessuna parte. La pista più concreta di tutte portò comunque alla destra eversiva attiva a Roma. Le indagini proseguirono per anni, vennero raccolte nuove prove, vennero dimostrati i viaggi di alcuni esponenti di quella destra romana a Milano nel 1978 e vennero raccolte le testimonianze di numerosi pentiti attivi nell’estrema destra che avevano indicato nell’ambiente dei Nar il contesto in cui furono preparati gli omicidi. Nonostante le indagini sembrassero in quella direzione, il caso venne archiviato nel 1999 con il pm Stefano Dambruoso. La parola fine la mise nel 2000 la gip Forleo affermando che gli elementi a carico della destra eversiva e, in particolare, degli indagati, erano soltanto indiziari. Nel corso del tempo a più riprese le famiglie di Fausto e Iaio hanno chiesto giustizia. L’attenzione mediatica sul caso è aumentata l’anno scorso, in occasione dell’uscita del podcast di Roberto Scarpetti “Viva l’Italia", ma il fascicolo, al momento, è solo conoscitivo, senza indagati né ipotesi di reato.

Ultimo aggiornamento: 17:46 © RIPRODUZIONE RISERVATA