Caso Bari, in settimana si insedia la commissione del Viminale. Dalle audizioni in Antimafia al nodo Anci: le prossime tappe

A breve l'avvio delle indagini che scandaglieranno gli atti amministrativi del Comune pugliese alla ricerca di connessioni con i gruppi malavitosi coinvolti nell'operazione Codice interno. Intanto monta la polemica politica per le frasi del governatore Michele Emiliano

Lunedì 25 Marzo 2024 di Francesco Malfetano
Caso Bari, in settimana si insedia la commissione del Viminale. Dalle audizioni in Antimafia al nodo Anci: le prossime tappe

Portare Michele Emiliano davanti alla commissione Antimafia per le parole pronunciate a “difesa” di Antonio Decaro e accelerare le indagini dei commissari nominati dal Viminale per valutare lo scioglimento del comune di Bari.

Le prossime tappe  del caso che coinvolge l’attuale gruppo dirigente dem della Regione Puglia non lasciano trasparire alcuna possibilità che si plachi la polemica politica innescatasi nell’ultima settimana. Anzi. Dopo la decisione del Viminale di indagare il ruolo del Comune e del sindaco Decaro nell’ambito della cosiddetta operazione Codice interno che il 26 febbraio scorso portò a 130 arresti e scoperchiò un sistema di voto di scambio alle elezioni comunali del 2019, la commissione ad hoc nominata nei giorni scorsi è pronta ad iniziare il proprio lavoro.

Nel dettaglio i tre componenti indicati dal ministro dell’Interno (l’ex prefetto Claudio Sammartino, il viceprefetto Antonio Giannelli e il maggiore della Scico della Guardia di Finanza Pio Giuseppe Stola) che si insedieranno questa settimana hanno tre mesi - rinnovabili per altri tre - per compiere un approfondito esame dell’attività amministrativa, analizzando anche le risultanze delle indagini giudiziarie sui gruppi criminali presenti sul territorio e gli eventuali provvedimenti adottati nei confronti di amministratori locali e dipendenti. Passeranno cioè al setaccio il quinquennio di gestione Decaro prima di trasmettere il proprio lavoro al comitato provinciale per l’ordine pubblico e, soprattutto, al Viminale. Sarà infatti il ministro a decidere se archiviare o mandare la proposta di scioglimento in Consiglio dei ministri. Un iter complesso che, nel centrodestra, c’è chi vorrebbe portare a compimento prima del voto di giugno per le Europee, assestando un colpo al Partito democratico.

Un’azione che peraltro farebbe il paio con il tentativo di spingere alle dimissioni da presidente dell’Anci del sindaco barese e con l’intenzione di convocare il governatore Emiliano in commissione Antimafia. Quest’ultima è la mossa che divide di più i due fronti politici, con il Pd convinto che «la destra usi per fini elettoralistici la Commissione» parlamentare. Sotto l’occhio del comitato guidato da Chiara Colosimo finirebbero le parole con cui il presidente della Regione ha raccontato di quando, nel 2004, da sindaco, insieme all’allora assessore ai lavori pubblici  Decaro che era stato minacciato dalla mafia, andò a casa della sorella del boss Antonio Capriati. «Deve lavorare perché c’è il pericolo che qui i bambini possano essere investiti dalle macchine. Quindi, se ha bisogno di bere, se ha bisogno di assistenza, te lo affido», racconta - dal palco del corteo sceso in piazza a difesa del sindaco proprio - Emiliano. Frasi controverse che se da un lato spingono il governatore a parlare di un fraintendimento, dall’altro anche Decaro a correggere il tiro. Su quell’episodio in particolare, di quasi venti anni fa, Emiliano non ricorda bene». Fatto sta che, al di là dell’andamento politico della vicenda, il caso Bari pare destinato ad essere uno dei principali propulsori della campagna elettorale del centrodestra per il voto di giugno.

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