Elezioni Molise, vince Roberti: centrodestra a valanga sull’asse Pd-M5S. Tajani: «Vittoria per Berlusconi»

Il trionfo del forzista Roberti: Gravina (Pd e 5S) 30 punti dietro

Martedì 27 Giugno 2023 di Andrea Bulleri
Elezioni Molise, vince Roberti: centrodestra a valanga sull’asse Pd-M5S. Tajani: «Vittoria per Berlusconi»

E tre. Dopo la riconferma di aprile in Friuli e la vittoria in gran parte dei capoluoghi alle Comunali maggio, il centrodestra incassa il terzo successo elettorale in tre mesi, in Molise. A trionfare è Francesco Roberti, sindaco di Termoli e presidente della provincia di Campobasso, nonché esponente della prima ora di Forza Italia. A più di metà delle schede scrutinate, Roberti (appoggiato, oltre che da FdI, Lega e FI anche dagli esponenti locali di Italia viva confluiti nel simbolo dell’Udc) viaggia su percentuali che superano il 64%.

Al punto che nonostante la lentezza dello spoglio lo sfidante del centrosinistra, Roberto Gravina, concede ben presto l’onore delle armi al nuovo governatore. Il sindaco di Campobasso, grillino – ma sostenuto anche da Pd, Verdi-Sinistra e liste civiche – si ferma trenta punti sotto, intorno a quota 34%. E non è esagerato parlare di crollo, per il fronte progressista: cinque anni fa i pentastellati avevano fatto meglio (38%), pur correndo da soli. Poco importa, insomma, che il Pd esca «fortemente rafforzato» – come rivendicano dal Nazareno – rispetto al 2018. Il “patto della limonata” tra Giuseppe Conte ed Elly Schlein, l’alleanza progressista siglata in un bar di Campobasso, non ha portato i frutti sperati. Tanto che gli uomini di FdI in Abruzzo, dove si voterà l’anno prossimo, punzecchiano: «A questo punto, auspichiamo che anche qui ci sia la stessa colazione perdente dei Cinquestelle col Pd, che tanto porta bene al centrodestra...». 

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L’ESULTANZA

Sale così a sedici il conto delle Regioni amministrate dai partiti di maggioranza, contro le quattro che rimangono all’opposizione. Ed esulta Antonio Tajani, che dedica la vittoria del candidato azzurro a Silvio Berlusconi. Lo stesso fa il neo presidente Roberti, che succede a un altro forzista, Daniele Toma. «Se Silvio fosse stato in vita sarebbe venuto lui qui a chiudere la campagna elettorale», sorride l’ormai ex primo cittadino di Termoli. «C’è sicuramente il suo zampino – scherza Roberti – mi ha aiutato dall’alto. In gergo calcistico, avrebbe commentato “triplete”». Quello di ieri del resto era il primo voto dopo la scomparsa del Cavaliere: urne cariche di significato simbolico, ben al di là dei confini molisani, per l’uno come per l’altro fronte. E il risultato, afferma in serata Tajani, «onora le memoria del Presidente Berlusconi. Se dalle elezioni si può trarre un’indicazione – osserva il vicepremier azzurro – è l’incoraggiamento a tutti noi del centrodestra ad andare avanti nel difficile lavoro che stiamo svolgendo per il Paese». E se Matteo Salvini rivendica di aver battuto «tutta l’armata del campo largo del centrosinistra» («in questi otto mesi abbiamo dato l’idea agli italiani che volere è potere», afferma) Tommaso Foti, capogruppo di FdI alla Camera, parla di una «luna di miele con gli italiani».

Anche perché FdI si conferma stabile al primo posto, portando a casa più del 20% delle preferenze. 
Assai più mesto è l’umore nel centrosinistra. Dove lo sconfitto Gravina si rende conto ben presto che la partita è chiusa: «Ho mandato un messaggio di congratulazioni a Roberti», concede in serata: «Nell’altra coalizione evidentemente hanno costruito un’alleanza che ha funzionato di più. Il nostro, comunque è un progetto che deve avere un seguito», chiosa, annunciando l’intenzione di voler guidare la minoranza in consiglio regionale. Mentre sceglie (per ora) il silenzio Elly Schlein. Al Nazareno i più ottimisti speravano in un testa a testa, qualcuno ipotizzava una sconfitta di misura. Lo scenario che esce dalle urne, invece, è quello di una disfatta. E la segretaria sa che dalle prossime ore dovrà fare i conti con i malumori della minoranza interna, dove crescono i dubbi sull’opportunità di insistere nell’asse coi pentastellati. Tanto più che, stavolta, la leader dem non potrà addossare la responsabilità della sconfitta alle candidature già chiuse prima del suo esordio alla guida del Nazareno, come successo alle Comunali: la batosta molisana porta (anche) la sua firma. 

GLI SCONFITTI

I dem in ogni caso provano a vedere il bicchiere mezzo pieno: il Pd «sarà in campo come prima forza di opposizione e secondo partito in Regione, con una rappresentanza fortemente rafforzata». E nulla, è la linea, va rimproverato «al nostro candidato, il più competitivo tra i nomi possibili». A pesare, piuttosto, per la segreteria del Pd è stata la scarsa affluenza: al voto ha partecipato meno di un elettore su due, il 47,9% degli aventi diritto. Ma soprattutto un ruolo ce l’ha avuto la débacle degli alleati, a cominciare dai grillini. Che crollano dal 38,5% del 2018 (e dal 24,3% delle scorse Politiche) a circa il 7%. Il Pd «ha corso per vincere», rivendicano dal Nazareno, «ricercando il massimo del coinvolgimento e di allargamento della coalizione». E se questo per i dem «ha pagato, altrettanto non si può dire per il resto delle liste al nostro fianco». 
Anche a destra, del resto, non tutti festeggiano con eguale trasporto. Se Lega e FdI brindano, gli sforzi di Matteo Salvini in campagna elettorale non sembrano aver ripagato la Lega: a più di metà sezioni scrutinate, il Carroccio si ferma poco sopra il 5%. Va meglio Noi moderati di Maurizio Lupi, al 6,6%. 

Ultimo aggiornamento: 13:27 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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