Loris D'Ambrosio, morto di infarto. Il Csm: «Non fu vittima del dovere». No al risarcimento, ma ci sono voluti sei anni

Respinta l'istanza dei familiari dell'ex consigliere giuridico del Colle

Martedì 10 Ottobre 2023 di Valeria Di Corrado
Loris D'Ambrosio, morto di infarto. Il Csm: «Non fu vittima del dovere». No al risarcimento, ma ci sono voluti sei anni

Non può essere ritenuto una vittima del dovere Loris D'Ambrosio, il consigliere giuridico del Quirinale (durante la presidenza di Giorgio Napolitano) morto nel 2012 per un infarto. È questa la conclusione alla quale è arrivata la quarta commissione del Csm, che ha chiesto perciò al plenum di bocciare l'istanza per il riconoscimento del beneficio presentata dai familiari del giurista.

Oltre alla decisione in sé, a colpire è anche il clamoroso ritardo della risposta da parte del Consiglio superiore della magistratura: più di sei anni, considerato che la richiesta è datata 21 luglio 2017. Un ritardo che comunque non è addebitabile (se non in minima parte) alla consiliatura in carica a Palazzo dei Marescialli, ma a quella precedente.

 

LA VICENDA

D'Ambrosio fu colpito dall'infarto in un momento difficile della sua vita: era stato oggetto di attacchi e critiche dopo che era stato pubblicato il contenuto delle sue telefonate con l'ex ministro dell'Interno Nicola Mancino. Intercettazioni finite nel fascicolo della procura di Palermo, che indagava sulla presunta trattativa tra Stato e mafia. «Una campagna violenta e irresponsabile di insinuazione e di escogitazioni ingiuriose di cui era stato pubblicamente esposto, senza alcun rispetto per la sua storia e la sua sensibilità», come scrisse Napolitano nella nota con la quale annunciò, «con profondo dolore e animo sconvolto», la morte del suo «prezioso» collaboratore, «impegnato in prima linea anche al fianco di Giovanni Falcone». Alla pubblicazione delle telefonate di D'Ambrosio erano seguite indiscrezioni sulle chiamate captate tra Napolitano e Mancino, che portarono l'allora capo dello Stato a sollevare il conflitto di attribuzioni davanti alla Corte Costituzionale nei confronti della procura di Palermo.

 

L'ISTANZA

Un anno dopo la morte del giurista, gli eredi chiesero di accedere ai benefici previsti per i familiari di chi è stato vittima del dovere, o «equiparato vittima del dovere», previsti dalla legge 206 del 2004. La quarta commissione del Csm ha recepito senza modificarlo il parere dell'Ufficio Studi di Palazzo dei Marescialli, che analizzando nel dettaglio la normativa ha escluso che ci potessero essere spiragli per il riconoscimento a D'Ambrosio dello status di «vittima del dovere». Ora la parola passa al plenum, che si pronuncerà domani. Ma è difficile che possa capovolgere la decisione, considerato che in commissione è passata all'unanimità. I familiari delle vittime del dovere hanno diritto al risarcimento di tutti i danni, patrimoniali e non patrimoniali, oltre a un vitalizio mensile, l'esenzione dal pagamento del ticket sanitario, l'accesso a borse di studio e l'assistenza psicologica.

 

IL CURRICULUM

D'Ambrosio è stato prima pretore a Volterra e poi, dal 1979, si è occupato come pm dei più importanti processi in materia di terrorismo e di criminalità organizzata a Roma (tra cui la banda della Magliana). Risalgono all'epoca della sua collaborazione con Giovanni Falcone, l'ideazione di istituti come la Procura nazionale antimafia e la Dia. Dal 1996 al 2001 è stato capo di Gabinetto dei quattro ministri della Giustizia succedutisi in quegli anni. Procuratore generale presso la Cassazione, dal 2001 al 2004, fu nominato consulente per i problemi della giustizia da Carlo Azeglio Ciampi e poi riconfermato al Quirinale da Napolitano.

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Ultimo aggiornamento: 06:24 © RIPRODUZIONE RISERVATA