Nessuno suona l’allarme esplicitamente perché nella Ue le crisi politiche interne restano tali, interne appunto.
IL BRIVIDO
Un brivido da 2011 anche se l’allarme politico e quello sui mercati non è certo ai livelli di allora. Doccia gelata per l’Italia, sconcerto e preoccupazione in molte capitali. Fa notizia la crisi del Conte 2, non certo la crisi del governo olandese del liberale Mark Rutte, il “capo” dei frugali, dopo che un’inchiesta parlamentare lo ha messo sotto accusa per aver costretto decine di migliaia di famiglie a rimborsare migliaia di euro di sussidi ottenuti. Oppure le dimissioni del premier estone liberale Juri Ratas, in seguito a un’inchiesta su tangenti per un prestito governativo a un’iniziativa nel settore edilizio che coinvolge il segretario del suo partito.
A Bruxelles si insiste su una cosa semplice: l’Italia deve mettere rapidamente in carreggiata il piano per la ripresa e garantire le condizioni per attuarlo. Altamente rischioso accettare un lungo periodo di incertezza politica. Di nuovo il radar viene spostato sui mercati. A metà giornata il differenziale Btp-Bund accelera. L’idea di elezioni anticipate spinge lo spread del decennale in area 120 punti, contro 103 di pochi giorni fa. Il rendimento del Btp arriva a 0,68% contro 0,59% di martedì. Intanto il Tesoro colloca Btp a 3 e 7 anni con tassi in rialzo e il ministro Roberto Gualtieri commenta: «Solo oggi con le aste di titoli di Stato per effetto dell’aumento dello spread sono stati persi quasi 8 milioni per ciò che sta accadendo» sul fronte politico. Infine, Borsa milanese con il freno tirato, giù dello 0,5%.
IL SUMMIT
Avvisaglie limitate per adesso, purtuttavia segnali da non prendere sottogamba. Lunedì si riuniranno i ministri finanziari dell’area euro: Gualtieri in prima linea. Giovedì toccherà ai capi di Stato e governo: in prima linea ci sarà Conte, forse ancora in bilico a rappresentare l’Italia anch’essa in bilico. Una fonte Ue coinvolta nella preparazione dell’Eurogruppo si aspetta una informativa di Gualtieri sugli sviluppi della crisi. E commenta con ottimismo: «Talvolta la vita delle società democratiche può essere complicata e in Italia più che in altri Paesi, ma alla fine l’Italia è sempre stata in grado di trovare soluzioni».
Meno ottimista la banca d’affari americana Morgan Stanley che teme, in caso di elezioni, «un nuovo governo meno allineato con la Ue». In un rapporto indica che se non si riuscirà a formare un esecutivo con una maggioranza sicura e si andrà al voto, «un cambio di governo sembra abbastanza probabile, visti i numeri più forti dell’opposizione con la Lega di Salvini in testa nei sondaggi». Un quadro che potrebbe complicare l’attuazione del Recovery Fund.