Ancora un’ora prima che Sergio Mattarella conferisse a Roberto Fico il compito di verificare l’esistenza in vita della maggioranza rosso-gialla, Giuseppe Conte confidava che l’incarico esplorativo venisse affidato a lui.
La ragione la spiega un alto dirigente dem in stretto contatto con Conte: «A questo punto Giuseppe è disarmato, l’esplorazione di Fico darà più margine e spazio a diversivi e ad altre soluzioni ben lontane dal Conte-ter». In più, ad allarmare ulteriormente l’ex premier c’è l’altolà di Alessandro Di Battista (con tanto di minaccia di scissione) alla ricucitura con Matteo Renzi. Insomma, la maggioranza rosso-gialla rischia di evaporare del tutto. E si fa più vicino il governo istituzionale: la prima scelta del leader di Italia Viva che perfino Matteo Salvini, sul Colle, non ha escluso. E questo Conte lo sa.
Roberto Fico, chi è il 5Stelle di «sinistra» adesso arbitro della crisi di governo
L'auspicio
Superato il moto di scoramento, l’avvocato ha incrociato le dita. «Forse il lavoro di decantazione e di ascolto di Fico potrà servire ad abbassare la tensione», è l’auspicio di chi in serata ha parlato con l’ex presidente del Consiglio.
Si vedrà. Di certo Conte, descritto «combattivo», è consapevole di essere nella mani di Renzi. Una sorta di ostaggio in balìa del carnefice. Con un problema ulteriore: la certezza che il leader di Italia Viva voglia il suo scalpo e dunque non si accontenterà di torturarlo. A meno che, ed è questa la speranza a cui l’ex premier si aggrappa, al momento dello strappo definitivo qualche senatore di Italia Viva decida di rompere gli indugi e di sostenere la maggioranza rosso-gialla. «Ma sarà dura, c’è sempre l’ultima spiaggia del governo tecnico o istituzionale», è stato fatto notare a Conte da un ministro dem a margine del Consiglio dei ministri.
Proprio per provare a convincere gli indecisi e a rinunciare all’opzione di un esecutivo con Forza Italia, i ministri del Pd e dei 5Stelle fanno filtrare che a palazzo Chigi si è parlato a lungo di elezioni anticipate: «Abbiamo discusso sia delle questioni organizzative, sia di un eventuale esito. Siamo convinti che, con Conte candidato premier, possiamo giocarcela contro Salvini e Meloni», racconta un ministro. E un altro aggiunge: «Il vento elettorale soffia forte nonostante la pandemia e una legge elettorale che ci penalizzerebbe, ma se andiamo uniti nei collegi maggioritari la sconfitta non è certa...».
Certo è invece, si diceva, che Conte è convinto che Renzi voglia farlo fuori. «E ora si crede a un passo dal successo...». Eppure l’avvocato - disarmato dopo il fallimento clamoroso dell’«operazione volenterosi» - è costretto a restare aggrappato al leader di Italia Viva, tant’è che ha chiesto di sospendere gli attacchi di alcuni grillini contro di lui. Soprattutto, deve confidare sulla «lealtà» del Pd e dei 5Stelle, sperando che nei prossimi giorni i due partiti restino immobili sulla posizione annunciata urbi et orbi: «C’è solo Conte e soltanto Conte». Senza essere tentati dalle subordinate.
Ad aumentare l’inquietudine dell’avvocato c’è però la ribellione di Di Battista («io mai con Renzi, piuttosto addio»), che ha dalla sua diversi parlamentari. E c’è la consapevolezza che il Pd, e una parte dei 5Stelle, potrebbero ritenere troppo esoso il prezzo da pagare a Renzi per il Conte-ter. Le condizioni che porrà il leader di Italia Viva si annunciano estremamente onerose. Non a caso, visto che la prima scelta del senatore di Rignano è il governo istituzionale.