Carlo Calenda: «Sarà Conte a superare i dem, serve un nuovo patto repubblicano»

Il leader di Azione sta girando l’Italia, ieri era a Padova, per presentare il suo ultimo libro

Domenica 17 Dicembre 2023 di Mario Ajello
Carlo Calenda: «Sarà Conte a superare i dem, serve un nuovo patto repubblicano»

Carlo Calenda sta girando l’Italia, ieri era a Padova, per presentare il suo ultimo libro: «Il patto. Oltre il trentennio perduto» (edito dalla Nave di Teseo).
Onorevole Calenda, perché non far cominciare questo “patto repubblicano” federandosi con Elly Schlein come suggerisce Prodi? 
«Perché il Pd non è interessato a certi punti che per noi sono essenziali, e quando ha potuto realizzarli non ha voluto farlo.

Con i soldi del Superbonus si metterebbero a posto per 10 anni la sanità e la scuola. E poi per Azione è difficile unirsi con una sinistra, quella di Schlein e Conte, che non ha nulla della sinistra di governo di Prodi e Gentiloni».

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Quindi se il federatore fosse Gentiloni, e non Schlein, Calenda sarebbe pronto a unirsi?
«L’ipotesi Gentiloni mi pare purtroppo tramontata nella kermesse del Pd l’altro giorno. La competizione per la leadership della sinistra è tra Schlein e Conte. E vincerà Conte». 
Perché vincerà lui?
«Perché è stato presidente del consiglio e perché la sinistra lo ha già incoronato grande punto di riferimento dei progressisti. Conte ha un indice di gradimento, tra gli elettori del Pd, superiore a quello di Schlein». 
Il «patto repubblicano» di cui parla nel libro che cosa vuol dire?
«Vuol dire che dopo 33 anni di bipolarismo tutti gli indicatori sociali, economici e di benessere sono drammaticamente crollati. Bisogna dunque offrire un’alternativa alla destra e alla sinistra. Fondata su poche, chiare, pragmatiche priorità: scuola, sanità, salari, sicurezza. Poi serve il rigido controllo dell’immigrazione». 
È un patto più facilmente realizzabile con la destra, considerando la buona accoglienza che lei ha avuto ad Atreju? 
«Il calore che mi hanno rivolto credo sia dovuto a un fatto: che molti italiani si sono stancati di una politica capace di produrre soltanto rumore e non risultati. E comunque, l’unico modo per arrivare a un patto repubblicano è che Azione prenda voti a sufficienza nelle prossime Politiche, in modo da determinare uno stallo e un time out nel conflitto sterile e infinito che è in corso. Nel nostro partito convivono Carfagna e Richetti, Gelmini e Lombardo, ex dirigente del Pd emiliano. In Azione si mescolano storie e personalità, stanche del bipolarismo improduttivo, che vengono da destra e da sinistra. Il patto repubblicano è aperto a tutti». 
Intanto voi di Azione con chi andrete alle Europee?
«Stiamo lavorando per una convergenza con Più Europa».
Non crede sia complicato superare la soglia del 4 per cento? 
«Prima delle elezioni a Roma, i sondaggisti davano Azione all’8 per cento e abbiamo preso il 20. Prima delle Politiche ci davano al 2,1, dopo la rottura con il Pd, e abbiamo preso l’8 per cento. Il nostro obiettivo per le Europee di giugno è arrivare a quanto abbiamo avuto alle Politiche. Nella speranza che i cittadini realizzino che non esiste alternativa al patto repubblicano di cui scrivo nel libro. L’80 per cento degli italiani è convinto che il nostro Paese sia destinato al declino e che ci saranno sommosse». 
Guardi però che il governo ha ancora il consenso dei cittadini.
«Il consenso lo aveva Renzi e lo ha perso nel giro di un mese. Stessa identica situazione è accaduta poi ai 5 stelle e a Salvini. Gli italiani si stancano tutto d’un colpo». 
Il premierato a lei non dovrebbe piacere? 
«Nella scorsa legislatura, la riforma Meloni avrebbe prodotto un monocolore M5S con Di Maio presidente del consiglio e la possibilità di sostituirlo soltanto con Toninelli o con Bonafede. Le basta?». 
E allora lei che cosa propone?
«Dico che le riforme istituzionali non si faranno mai senza un’Assemblea Costituente separata dall’attività politica ordinaria. Tutti gli altri sistemi, la Bicamerale e il referendum, sono falliti. Dopo di che non penso che la priorità sia la riforma istituzionale. Ma i salari, la sanità, la scuola». 
Lei ha fatto fare i calcoli su quanti oggi sarebbero gli astensionisti. Risultati?
«In 5 anni abbiamo perso 30 punti di affluenza sulle Regionali e 10 sulle Politiche. La politica sta diventando un gioco di società per benestanti. Che si divertono a parlare di campi larghi e di federatori e federatrici. Mentre il resto del paese accumula disagio e rabbia. Mi ha fatto impressione l’evento del Pd. Una discussione fatta di richiami morali astratti e autoreferenziali. Nessuna proposta concreta e la decisione di isolarsi in una competizione con i 5 stelle a chi è più populista. Quando Conte vincerà questa gara, il Pd si spaccherà in due. Una parte andrà con gli stellati e i riformisti finalmente troveranno il coraggio di aprire bocca. Li aspetto a braccia aperte».

Ultimo aggiornamento: 19 Dicembre, 08:34 © RIPRODUZIONE RISERVATA