Le poltrone dorate da anni ruggenti. I finti marmi plastificati. I velluti, i damaschi, le stoffe - negli arredi e nei vestiti - leopardate. Sembra un ritorno al futuro dell’iperberlusconismo d’antan. Un po’ pop, un po’ provincia e un po’ simpatia. I giochi d’acqua nella piscina dell’albergone Ariston cantando tutti insieme appassionatamente sui tacchi troppo alti a rischio capitombolo nel cloro «Azzurra libertààààà» (ma anche «Bandolero»), i fuochi d’artificio e le grida (in slang sudista) alla Queen «We are the champions» e spumante e pennette con la vodka. Evviva il vintage. Ma Fascina non c’è, anche se il suo amicissimo ed ex compagno di scuola Tullio Ferrante, sottosegretario, resiste in prima fila tra i big. Paolo Berlusconi invece non vuole esserci direttamente nel partito del fratello.
Non fanno che parlare di Lui gli azzurrissimi e quando ammirano le vecchie foto che tutti hanno portato - e raccolte in un murales intitolato «Ioesilviopersempre» all’ingresso dell’hotel - i commenti sono del tipo: «Caspita quanto era bello Lui e quanto ero brutto io». Uno sculture espone i suoi bronzi raffiguranti Silvio e tutti li accarezzano. Mentre lui, il bolognese Eugenio Lenzi, spiega i suoi capolavori: «Qui c’è Berlusconi che con il suo solito passo deciso va incontro al futuro con fedele amico di una vita, Dudù». Giancarlo Giannini che recita il famoso discorso di Berlusconi al Congresso americano non eccita troppo la platea. Un po’ monocorde. Ma Giannini è una star e parla da star: «Io un berlusconiano? Sono un attore. Posso leggere anche un discorso di Mao, basta che gli statisti siano di grande livello storico, il livello che accende la fantasia degli attori». C’è un po’ di nostalgia canaglia: «Ah, quando c’ere Scapagnini...». Ma c’è Caliendo. E sono tornate (non in massa) le belle ragazze, e qui prendono questo segnale molto seriamente. «E’ la riprova che siamo di nuovo attrattivi. Politicamente sexy». Chissà. Nel retropalco c’è comunque Giannini che spiega agli amici: «Non ho mai partecipato alle campagne contro Berlusconi. Ne ho sempre avuto considerazione al di là delle mie idee politiche».
IL DUETTO
E mentre si fa sera, ecco il divo Al Bano. Appena arriva sul palco - prima di Katia Ricciarelli che dirà: «Lui ci guarda da lassù e ride e danza insieme a noi» - e comincia a cantare, Zangrillo diventa il ministro più scatenato nel karaoke. La voce il Carrisi ce l’ha ancora e assai. Viene presentato da una presentatrice bionda, Sharon, lui ha il solito capello lungo troppo nero e grida: «Che bella festaaaa». Racconta quanto era buono Silvio: «Per me è stato più di un fratello durante la tragedia di mia figlia. E l’ultima volta ci ho parlato 5 giorni prima che morisse». Canta!!!, implora il pubblico sventolando le bandiere forziste (ma lui nel backstage: «Ho votato di qua e di là, e una volta scelsi Vendola»). Fa salire sul palco Rita Dalla Chiesa, e parte in duetto «Felicità» innescando una baraonda: «Senti nell’aria c’è già / un raggio di sole più caldo che va / come un sorriso che sa di felicità». Tajani è in estasi e si rivolge al cantante: «Al Bano parla del sole. Anche Berlusconi diceva sempre di avere il sole in tasca». Qui si spera che non si sia spento con lui.