La mail è datata 5 aprile. Il mittente è il ministero dell’Istruzione. I destinatari sono i tecnici degli Affari Regionali, il ministero guidato da Roberto Calderoli, che stanno lavorando al bollente dossier sull’autonomia differenziata.
IL PASSAGGIO
Non è insomma un caso che diversi ministeri abbiamo fatto pervenire al ministro una serie di paletti e osservazioni sul progetto “svuota Roma”. «Il reclutamento, la formazione e lo stato giuridico del personale scolastico», ha scritto il ministero dell’istruzione, «sono collegati a quanto previsto dall’articolo 117 della Costituzione comma 2 lettera g, in forza del quale l’ordinamento e l’organizzazione amministrativa dello Stato rientrano tra le materie di competenza esclusiva dello Stato». E questo, aggiungono i tecnici del ministero, vale anche per i contratti collettivi nazionali e integrativi. Così come «è attratta alla competenza legislativa dello Stato la definizione degli organici». Il dibattito sulla scuola è uno di quello che più ha tenuto banco nel progetto di autonomia differenziata. Diversi esperti, compresa la Commissione presieduta dal compianto Beniamino Caravita, avevano consigliato di tenere fuori questa materia dalle richieste delle Regioni. I governatori del Nord, però, non ne vogliono sentir parlare. Il presidente del Veneto Luca Zaia, ha da subito detto che lui voleva «tutto il menù».
Ma a dire il vero non è soltanto il ministero dell’Istruzione a mettere paletti alle possibili richieste delle Regioni. Anche l’Inps, l’Istituto nazionale di previdenza sociale, in una mail del 23 marzo, ha espresso le sue preoccupazioni. «Occorre richiamare l’attenzione», si legge, «sulla specifica materia indicata all’articolo 117 comma 3 - tutela e sicurezza del lavoro - che se interpretata in maniera estensiva, potrebbe condurre ad una regionalizzazione della competenze in materia di tutele previdenziali, sull’applicazione o meno di determinate voci contributive, invadendo il campo della competenza statale in materia di Previdenza sociale».Che le pensioni siano un altro dei temi delicati, lo dimostra un’altra mail, inviata dal ministero del lavoro per emendare lo “svuota Roma”.
IL MESSAGGIO
Nel messaggio di posta elettronica inviato lo scorso 10 marzo, i tecnici del ministro Marina Elvira Calderone, ricordano a quelli di Calderoli, che il ministero «ha specifici compiti di vigilanza insieme al Mef, sugli enti previdenziali dei liberi professionisti». Al riguardo, spiega, «in ragione del fatto che tali enti previdenziali sono per la quasi totalità (fanno eccezione Onaosi e Enasarco) enti del primo pilastro obbligatorio, essi rientrano nella competenza esclusiva statale in quanto previdenza sociale».
Ma tolti questi paletti, le 133 pagine della ricognizione effettuata dai tecnici di Calderoli aprono la porta al trasferimento dallo Stato alle Regioni di centinaia di competenze che spaziano dai rapporti internazionali con l’Unione europea, al commercio con l’estero, passando per la sicurezza sul lavoro, per le professioni per la ricerca scientifica, per la tutela della salute. Ed ancora, dall’alimentazione all’ordinamento sportivo, dai porti e gli aeroporti civili, per i quali l’approvazione dei piani finanziari passerebbe dallo Stato alle Regioni, fino all’organizzazione della giustizia di pace e alle Casse di risparmio. La mannaia calata sui ministeri, come detto, è pesante. E c’è una domanda che ancora resta senza risposta: cosa ne sarebbe dell’attuale forma e organizzazione dello Stato se tutte le Regioni chiedessero tutte le materie? Quale ruolo resterebbe ai ministeri e alla Capitale in una Nazione formata da venti staterelli autonomi? Un quesito fino ad oggi abilmente dribblato.