Un altro colpo. In attesa che la discussione sul progetto leghista dell’autonomia differenziata entri nel vivo dopo la pausa estiva, il Parlamento mette le mani avanti.
Per i meloniani, dunque, una vittoria, che rappresenta anche una frenata rispetto ai propositi di Calderoli di spingere sull’acceleratore della riforma procedendo a colpi di decreti governativi. Una correzione di rotta che arriva dopo altri “blitz” andati a segno per mitigare i gli effetti del ddl leghista: dall’emendamento sulla perequazione al richiamo alla «coesione nazionale», fino al potere di veto attribuito al premier sulle materie che è possibile attribuire alle Regioni. Emendamenti che hanno incassato l’ok di relatore e governo, e che dunque dovrebbero essere “blindati”. Anche se il voto arriverà soltanto a settembre: nonostante la fretta della Lega, infatti, è andata a segno la richiesta delle opposizioni di prendere tempo, per poter valutare adeguatamente le prime valutazioni del Clep (il comitato dei “saggi” presieduto da Sabino Cassese incaricato di mettere nero su bianco nel concreto i costi e fabbisogni dei livelli essenziali delle prestazioni).
La relazione
Ieri, intanto, in commissione al Senato si è cominciato a votare su alcuni ordini del giorno: «L’importante è arrivare al traguardo», ha rivendicato Calderoli. Che ha fatto avere ai senatori una prima relazione del Comitato. Dalla quale, fanno notare dall’opposizione, già emergono molti dubbi: «Da una prima lettura abbiamo tratto l’impressione che le nostre preoccupazioni sugli effetti nefasti dell’autonomia differenziata siano fondati», attacca dal Pd Andrea Giorgis. La preoccupazione riguarda soprattutto il tema delle risorse: «Il nostro timore – ragiona Giorgis – è che per regalare l’autonomia a Lombardia e Veneto, si finisca per tagliare su tutta una serie di altri servizi statali, come la sicurezza, la giustizia, le pensioni». Non solo. Dalla relazione del Clep emergono pure nuove spaccature del Comitato su quali dovrebbero essere i Lep da garantire in una materia fondamentale come il reclutamento e la formazione del personale scolastico. «In seno al sottogruppo – si legge – sono emerse posizioni anche marcatamente differenti che non hanno consentito ai componenti di trovare una sintesi da tutti condivisa». Non esattamente di buon auspicio.