Autonomia, altra frenata: sui Lep parola alle Camere. I paletti di Fratelli d’Italia al ddl Calderoli: «No ai Dpcm»

Ddl Calderoli, i paletti di Fratelli d’Italia: «No ai Dpcm, diritti decisi in Parlamento». Il governo esprime parere favorevole. Il ministro: «L’importante è il traguardo»

Giovedì 3 Agosto 2023 di Andrea Bulleri
Autonomia, altra frenata: sui Lep parola alle Camere. I paletti di Fratelli d’Italia al ddl Calderoli: «No ai Dpcm»

Un altro colpo. In attesa che la discussione sul progetto leghista dell’autonomia differenziata entri nel vivo dopo la pausa estiva, il Parlamento mette le mani avanti.

E smonta un altro pezzo del ddl. A finire nel cestino - almeno per il momento - è un punto che aveva sollevato le perplessità di costituzionalisti e addetti ai lavori: la previsione, messa nero su bianco dal ministro degli Affari regionali, di decidere i livelli essenziali delle prestazioni – cioè i servizi minimi che devono essere garantiti a tutti i cittadini a prescindere dalla zona di residenza – attraverso un dpcm. Vale a dire un provvedimento del governo, che escludeva di fatto le Camere dalla definizione di cosa va considerato - e cosa no - un diritto minimo irrinunciabile da Nord a Sud. Così non sarà più. Perché in commissione Affari costituzionali al Senato, dov’è incardinato il ddl leghista, è arrivato il parere favorevole del governo a un emendamento “chiave” di Fratelli d’Italia. Una modifica fortemente voluta dal presidente della commissione (il meloniano Alberto Balboni) e dal collega Andrea De Priamo, che segue il dossier per FdI, con l’obiettivo di assicurare il coinvolgimento delle Camere nel processo di definizione dei Lep. Che in base al nuovo testo, verranno adottati tramite decreto legislativo, con un «doppio parere» sia delle commissioni parlamentari che si occupano della materia in discussione che della Conferenza unificata. Il voto sull’emendamento promosso da FdI (e firmato anche da Mariastella Gelmini di Azione) arriverà dopo il 5 settembre, alla ripresa dei lavori. Ma l’ok del governo, a meno di colpi di scena, sancisce di fatto un punto di non ritorno. Che sana uno degli aspetti più controversi del testo. La nuova formulazione dell’articolo 3 prevede infatti che sui Lep l’esecutivo «è delegato ad adottare, entro 24 mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, uno o più decreti legislativi», «su proposta del presidente del Consiglio dei ministri e del ministro per gli Affari regionali, previa acquisizione del parere della Conferenza unificata». Gli schemi di ciascun decreto saranno poi trasmessi alle Camere per «l’espressione dei pareri delle commissioni parlamentari competenti per materia e per i profili finanziari». 


Per i meloniani, dunque, una vittoria, che rappresenta anche una frenata rispetto ai propositi di Calderoli di spingere sull’acceleratore della riforma procedendo a colpi di decreti governativi. Una correzione di rotta che arriva dopo altri “blitz” andati a segno per mitigare i gli effetti del ddl leghista: dall’emendamento sulla perequazione al richiamo alla «coesione nazionale», fino al potere di veto attribuito al premier sulle materie che è possibile attribuire alle Regioni. Emendamenti che hanno incassato l’ok di relatore e governo, e che dunque dovrebbero essere “blindati”. Anche se il voto arriverà soltanto a settembre: nonostante la fretta della Lega, infatti, è andata a segno la richiesta delle opposizioni di prendere tempo, per poter valutare adeguatamente le prime valutazioni del Clep (il comitato dei “saggi” presieduto da Sabino Cassese incaricato di mettere nero su bianco nel concreto i costi e fabbisogni dei livelli essenziali delle prestazioni). 

La relazione

Ieri, intanto, in commissione al Senato si è cominciato a votare su alcuni ordini del giorno: «L’importante è arrivare al traguardo», ha rivendicato Calderoli. Che ha fatto avere ai senatori una prima relazione del Comitato. Dalla quale, fanno notare dall’opposizione, già emergono molti dubbi: «Da una prima lettura abbiamo tratto l’impressione che le nostre preoccupazioni sugli effetti nefasti dell’autonomia differenziata siano fondati», attacca dal Pd Andrea Giorgis. La preoccupazione riguarda soprattutto il tema delle risorse: «Il nostro timore – ragiona Giorgis – è che per regalare l’autonomia a Lombardia e Veneto, si finisca per tagliare su tutta una serie di altri servizi statali, come la sicurezza, la giustizia, le pensioni». Non solo. Dalla relazione del Clep emergono pure nuove spaccature del Comitato su quali dovrebbero essere i Lep da garantire in una materia fondamentale come il reclutamento e la formazione del personale scolastico. «In seno al sottogruppo – si legge – sono emerse posizioni anche marcatamente differenti che non hanno consentito ai componenti di trovare una sintesi da tutti condivisa». Non esattamente di buon auspicio. 

Ultimo aggiornamento: 4 Agosto, 08:19 © RIPRODUZIONE RISERVATA